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           urbana. Dal punto di vista della progettualità politica locale, in sostanza,
           qualsiasi potenziale di rivolta sociale andava tenuto lontano, prima di
           tutto, dalla capitale e dal suo dominio più immediato.


           L’abbondanza della città: topografia annonaria di Lucca

              Dal momento che l’abbondanza alimentare da garantire era soprat-
           tutto quella urbana, diventa allora fondamentale ricostruire la confor-
           mazione topografica del commercio dei viveri all’interno della città di
           Lucca, formata da luoghi specifici e funzionali non solo a livello politico
           ed economico, ma anche dal punto di vista del controllo sociale. In que-
           sto senso, occorre prendere le mosse dal mercato delle grasce di piazza
           San Michele, principale spazio commerciale urbano e punto di riferi-
           mento anche per i contadini delle Sei Miglia. Tale mercato era sottoposto
           ad una normativa puntuale e dettagliata, che mirava a trasformarlo in
           un vero e proprio luogo di giustizia, dove poter trovare viveri in abbon-
                                                                             34
           danza e a prezzo contenuto (il giusto prezzo, già evocato in precedenza) .
              Visto che, per evitare qualsiasi sospetto di appalto, ossia di incetta spe-
           culativa, ogni transazione cerealicola doveva svolgersi pubblicamente ed
           essere precisamente localizzata, la vendita dei prodotti «panizzabili» nella
           città di Lucca poteva avvenire solo all’interno di questa piazza, i cui ope-
                                                                   35
           ratori commerciali erano sottoposti ad attenta sorveglianza . Particolar-
           mente serrati, in tal senso, erano i controlli nei confronti dei vendugliori,
           che smerciavano i prodotti messi a disposizione dai proprietari fondiari e
           dagli agricoltori, e nei confronti dei misuratori, che provvedevano alla loro
           pesatura e quantificazione; lavorando ogni giorno a stretto contatto, tali
           operatori erano infatti sospettati di poter stipulare sottobanco accordi di
           reciproco vantaggio, in frode di produttori e consumatori.
              I misuratori, in particolare, erano sei agenti pubblici, nominati nel
           luglio di ogni anno, subito dopo il periodo dei raccolti, da parte dell’Of-
           fizio sopra gli Appalti, istituzione che, come da sua denominazione,
           doveva evitare gli accumuli speculativi dei prodotti cerealicoli – ciò «che
           si diceva in antico incanovare, infondacare, o far fondaco o canova, e



              34  Sul mercato come «luogo di giustizia», o meglio ancora «di giurisdizione», si veda di
           nuovo M. Foucault, Nascita della biopolitica cit., pp. 37-38, per il quale nelle economie
           di Antico Regime «doveva manifestarsi nello scambio e formularsi nel prezzo qualcosa
           come la giustizia»; si trattava di una giustizia distributiva, soprattutto in relazione al
           commercio alimentare, grazie a cui «se non i più poveri, almeno alcuni dei più poveri,
           potessero acquistare determinati beni alle stesse condizioni dei più ricchi». Nella mede-
           sima ottica, secondo Paolo Prodi, il mercato di Antico Regime va considerato come forum,
           ossia come il luogo del «giudizio collettivo sul valore delle cose»: cfr. P. Prodi, Settimo non
           rubare cit., pp. 9-23.
              35  Asl, Statuti del Comune di Lucca, n. 17, IV, cap. 231, p. 265rv.



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017    n.41
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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