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Ruolo e implicazioni della politica annonaria a Lucca in età moderna  603



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             ne’tempi più vicini appalto o appaltare» . A essi era affidata, tramite
             precedente sorteggio, una zona specifica di piazza San Michele, su cui
             esercitare in maniera esclusiva le proprie competenze. Proprio per evi-
             tare qualsiasi tipo di speculazione o di adulterazione dei prodotti in
             vendita, ogni anno l’Offizio sopra gli Appalti doveva ricordare ai misu-
             ratori, nell’atto stesso della loro elezione, l’obbligo di non portare «aiuto,
             favore o acquiescenza ad alcuno incettatore o appaltatore», né di accet-
             tare «fuori della piazza assegnatali altra sorte o quantità di biade, grani,
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             mesture e farine ancora di castagne» .
                Per ricostruire l’organizzazione del mercato in San Michele, è assai
             interessante un documento del 1705, redatto dall’agrimensore Gio-
             vanni Francesco Gabrielli su richiesta dell’Offizio sopra la Grascia,
             l’istituzione che a Lucca aveva l’incarico di occuparsi dei «minuti arte-
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             fici» . Sei anni prima, nel settembre del 1699, il governo aveva infatti
             deciso  il  «reattamento»  di  questa  piazza,  che  voleva  «restaurare  et
             abbellire» predisponendo fino a una somma massima di duemila scudi.
             Per trovare il modo di coprire il costo dei lavori, era stato stabilito di
             tassare gli oltre cento operatori commerciali che solevano frequentarla,
             visto che da tale «reattamento» essi avrebbero tratto un certo vantaggio
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             (così almeno si pensava) .
                Tramite questa nuova imposta, si immaginava pertanto di poter
             ricavare «una somma tenuissima di scudi sessanta l’anno, da repartirsi
             […] a proportione dell’essercitio più e meno lucroso»; a tal proposito,
             «per togliere le confusioni», fu deciso di assegnare «a ciascheduno de i
             venditori il suo luogo misurato, con farsene la descrittione e cartone»,
             sistemando ognuno di essi «con buon ordine et a fila», e ancora «distin-
                                                                               40
             guendo la specie de i medesimi venditori per renderla più praticabile» .
             Alla tassa in questione, da pagare in rate trimestrali, fu subito attri-
             buita una durata indeterminata, in considerazione del fatto che questa
             piazza, nei tempi successivi, avrebbe potuto aver bisogno di ulteriori




                36  Cfr. S. Bongi, Inventario cit., II, Giusti, Lucca, 1876, p. 226. La normativa di rife-
             rimento per l’attività dell’Offizio sopra gli Appalti si trova in Asl, Decreti penali, Q. 67,
             pp. 291-298.
                37  Asl, Offizio sopra gli Appalti, n. 1 (11 luglio 1703, 15 luglio 1707, 14 luglio 1710,
             11 luglio 1716).
                38  L’Offizio sopra la Grascia doveva provvedere a «tutta la giurisdizione [...] sopra i
             macellari, fornai, venditori di commestibili, lavoratori e venditori di cose di lino e di cotone,
             di mercerìe, calzolai, calzettai, rigattieri, ferraioli o venditori di ferrami, orefici [...] e per
             certi effetti e dentro certi limiti sopra i fabbricieri di ferri, tintori, vetturali, pannaioli e
             speziali»; in particolare, però, il termine «grascia» si riferiva essenzialmente ai prodotti
             necessari all’alimentazione e soprattutto ai generi di natura cerealicola: cfr. M. Brogi, Le
             istituzioni annonarie lucchesi cit., pp. 382-383, e S. Bongi, Inventario cit., II, pp. 230-231.
                39  Asl, Offizio sopra la Grascia, n. 196, cc. 1r-84v.
                40  Ibidem.


             n.41                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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