Page 144 - 2
P. 144

612                                                        Matteo Giuli



              Impedire alle cantine di «fare osteria», ossia di dar da mangiare cibi
           cotti e di offrire alloggio a chi lo richiedeva, significava dunque poter
           controllare  meglio  gli  individui  che  giungevano  nella  Repubblica,
           seguirne con più facilità i movimenti e canalizzarli in anticipo verso
           strutture ricettive prestabilite e dotate di apposita licenza. Confondere
           indistintamente osterie e cantine avrebbe voluto dire, invece, mesco-
           larne gli avventori e rendere più difficoltosa la silenziosa opera di vigi-
           lanza approntata dal governo nei confronti dei forestieri, in particolare
           di quelli giunti in città, dei quali si voleva prevenire – come recitava
           un’apposita legge del 1682 – qualsiasi atteggiamento che avesse potuto
                                       61
           dare «motivo d’inquietudine» .


           Trasgressioni e conflitti

              Le dinamiche legate al commercio del pane, alla gestione della cit-
           tadella e al controllo di cantine e osterie possono essere prese a simbolo
           dei problemi che, nel corso dell’Età Moderna, condizionarono il sistema
           annonario  lucchese.  Alle  origini  di  tale  situazione  va  rintracciata,
           soprattutto, l’incapacità del patriziato locale di svincolarsi dai tradizio-
           nali principî dell’economia morale e di adeguare le proprie scelte di
           governo ai mutamenti socio-economici che, di volta in volta, coinvolsero
           la Repubblica. Certamente la diffusione della concorrenza illecita ai
           danni delle canove cittadine, il radicamento del contrabbando cereali-
           colo e la reiterazione delle vendite clandestine di pane, vino e cibi cotti
           non facevano che aggravare il fenomeno, le cui ragioni di fondo rima-
           nevano comunque legate alle difficoltà del ceto aristocratico – difficoltà
           culturali, ancor prima che politiche – di abbandonare la propria pro-
           verbiale prudenza dinanzi alla necessità di conformare i vecchi schemi
                                                                     62
           legislativi ai problemi di una realtà in lenta trasformazione .
              Si tratta di un aspetto che proprio le vicende relative alla panifica-
           zione privata clandestina e alla concorrenza illecita ai danni di canove
           e osterie mettono chiaramente in luce, in maniera quasi paradigmatica.
           Esse divennero particolarmente urgenti nel corso del Seicento, coin-




              61  Asl, Magistrato dei Segretari, n. 16 (3 gennaio 1701); n. 19 (3 gennaio 1711); n. 21
           (21 marzo 1721); n. 23 (1 gennaio 1731); Asl, Libri di corredo alle carte della Signoria, n.
           2, cc. 100r, 239r-243v; n. 3, cc. 209r-215r.
              62  Per descrivere la prudenza politica e la lentezza decisionale del governo lucchese
           di Antico Regime, Renzo Sabbatini ha parlato di «ecologia sociale», rappresentando un
           ecosistema privo di fuoriuscita, in cui gli elementi di innovazione e imprenditorialità
           venivano generalmente riassorbiti in maniera stabile, senza grosse possibilità di essere
           accettati e legittimati dal punto di vista politico e culturale: cfr. R. Sabbatini, Per la storia
           di Lucca in età moderna, Pacini Fazzi, Lucca, 2005, pp. 151-152.



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017    n.41
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   139   140   141   142   143   144   145   146   147   148   149