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612 Matteo Giuli
Impedire alle cantine di «fare osteria», ossia di dar da mangiare cibi
cotti e di offrire alloggio a chi lo richiedeva, significava dunque poter
controllare meglio gli individui che giungevano nella Repubblica,
seguirne con più facilità i movimenti e canalizzarli in anticipo verso
strutture ricettive prestabilite e dotate di apposita licenza. Confondere
indistintamente osterie e cantine avrebbe voluto dire, invece, mesco-
larne gli avventori e rendere più difficoltosa la silenziosa opera di vigi-
lanza approntata dal governo nei confronti dei forestieri, in particolare
di quelli giunti in città, dei quali si voleva prevenire – come recitava
un’apposita legge del 1682 – qualsiasi atteggiamento che avesse potuto
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dare «motivo d’inquietudine» .
Trasgressioni e conflitti
Le dinamiche legate al commercio del pane, alla gestione della cit-
tadella e al controllo di cantine e osterie possono essere prese a simbolo
dei problemi che, nel corso dell’Età Moderna, condizionarono il sistema
annonario lucchese. Alle origini di tale situazione va rintracciata,
soprattutto, l’incapacità del patriziato locale di svincolarsi dai tradizio-
nali principî dell’economia morale e di adeguare le proprie scelte di
governo ai mutamenti socio-economici che, di volta in volta, coinvolsero
la Repubblica. Certamente la diffusione della concorrenza illecita ai
danni delle canove cittadine, il radicamento del contrabbando cereali-
colo e la reiterazione delle vendite clandestine di pane, vino e cibi cotti
non facevano che aggravare il fenomeno, le cui ragioni di fondo rima-
nevano comunque legate alle difficoltà del ceto aristocratico – difficoltà
culturali, ancor prima che politiche – di abbandonare la propria pro-
verbiale prudenza dinanzi alla necessità di conformare i vecchi schemi
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legislativi ai problemi di una realtà in lenta trasformazione .
Si tratta di un aspetto che proprio le vicende relative alla panifica-
zione privata clandestina e alla concorrenza illecita ai danni di canove
e osterie mettono chiaramente in luce, in maniera quasi paradigmatica.
Esse divennero particolarmente urgenti nel corso del Seicento, coin-
61 Asl, Magistrato dei Segretari, n. 16 (3 gennaio 1701); n. 19 (3 gennaio 1711); n. 21
(21 marzo 1721); n. 23 (1 gennaio 1731); Asl, Libri di corredo alle carte della Signoria, n.
2, cc. 100r, 239r-243v; n. 3, cc. 209r-215r.
62 Per descrivere la prudenza politica e la lentezza decisionale del governo lucchese
di Antico Regime, Renzo Sabbatini ha parlato di «ecologia sociale», rappresentando un
ecosistema privo di fuoriuscita, in cui gli elementi di innovazione e imprenditorialità
venivano generalmente riassorbiti in maniera stabile, senza grosse possibilità di essere
accettati e legittimati dal punto di vista politico e culturale: cfr. R. Sabbatini, Per la storia
di Lucca in età moderna, Pacini Fazzi, Lucca, 2005, pp. 151-152.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)