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616 Matteo Giuli
Franciotti all’interno dell’aristocrazia lucchese nei primi decenni del
Seicento; un’ascesa non solo politica ma anche economica, dovuta
soprattutto agli investimenti che i fratelli del vescovo erano riusciti a
fare, oltre che nell’ambito della speculazione finanziaria, proprio nel
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settore del commercio cerealicolo . Non a caso fu una questione di
politica annonaria, relativa alla distribuzione del grano all’interno
dello Stato, a mettere definitivamente in crisi i rapporti tra questa
potente famiglia – col vescovo in testa – e il resto della nobiltà citta-
dina; anche in questa occasione, dunque, i contrasti giurisdizionali
tra governo e diocesi si mescolarono con quelli relativi al commercio
alimentare.
Lo strappo tra il vescovo Franciotti e la Repubblica si consumò nello
spazio di pochi mesi, favorito da una serie di tensioni culminate col
ferimento di un canonico della cattedrale cittadina da parte di un
agente della curia episcopale. A seguito di questo episodio, nell’agosto
del 1639, il governo lucchese decise di incriminare i fratelli del vescovo
«come sospetti per causa di Stato» e di farli incarcerare assieme ad
alcuni parenti e soci in affari, tra cui spiccavano altri cognomi illustri
del patriziato locale, come Balbani, Sesti e Palma. Dal canto suo il
vescovo Franciotti passò velocemente al contrattacco, facendo commi-
nare, nella primavera del 1640, la scomunica del governo e l’interdetto
ecclesiastico contro tutta la Repubblica. Ciò tuttavia segnò definitiva-
mente, in senso negativo, sia le vicende della sua famiglia, il cui potere
venne fortemente ridimensionato, sia le sue stesse vicende personali,
in quanto esso, dopo essere stato richiamato a Roma da papa Urbano
VIII, non riuscì più a tornare alla guida della diocesi lucchese, nem-
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meno dopo la revoca dell’interdetto a tre anni di distanza .
Anche questa storia, in definitiva, evidenzia il peso non trascurabile
che le questioni relative ai rapporti con la Chiesa potevano avere sulla
coesione politica del ceto aristocratico locale, sia nel senso di una sua
eventuale incrinatura, più o meno parziale o duratura, sia nel senso
opposto, come in questo caso, di un suo ulteriore compattamento.
Essendo stata originata dal grave dissidio venutosi a creare tra una
singola famiglia in forte ascesa e la maggior parte della nobiltà citta-
69 Cfr. R. Mazzei, La questione dell’interdetto a Lucca nel secolo XVII, «Rivista storica
italiana», n. 85/I (1973), pp. 167-185. Sui forti interessi dei Franciotti nel commercio
cerealicolo, si vedano i documenti in Asl, Offizio sopra l’Abbondanza, n. 8, I, cc. 45r-51r,
65v-69r, 79r, 115v, 124v-128r, 139r, 158v; sulle crescenti tensioni politiche che la loro
ascesa provocò in seno all’aristocrazia lucchese, si rinvia a Asl, Consiglio Generale, n.
117, pp. 58-60; n. 379, pp. 18-19, 70.
70 Cfr. M. Giuli, Il governo di ogni giorno cit., pp. 68-71. L’intera vicenda dell’interdetto
trova uno spazio enorme all’interno della documentazione archivistica lucchese, rintrac-
ciabile soprattutto in Asl, Offizio sopra la Giurisdizione, nn. 106-138.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)