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           poteva più essere rimandato. Pellegrini acutamente non mancò di chie-
           dere una migliore gestione delle guardie notturne e di sottolineare la
                                                                        74
           concomitanza tra i comandi e la relativa inevitabile confusione .
              Intanto da Milano si pretendevano aggiornamenti continui. Il 29, il
           Ministro, in assenza di ulteriori notizie sul tumulto, inviò Antonio Ertin-
                                                                             75
           gher, funzionario governativo, per ritirare la relazione sull’accaduto .
           L’eco giunse anche alla stampa milanese che però riportò i fatti met-
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           tendo in cattiva luce i lavoratori a vantaggio dei mercanti della città .

           Nell’intenzione di prevenire lo scontro si verificò, scrive con chiaro disappunto Pellegrini,
           «il disgustoso accidente». In quel momento, infatti, una squadra di Guardie di finanza,
           alla ricerca di alcuni contrabbandieri, incappò nel picchetto dei cittadini appostati ai
           piedi della Camerata. Credendosi reciprocamente tessitori tutti aprirono il fuoco e «restò
           morta una Guardia di finanza e due cittadini leggermente feriti». Fu così una Guardia di
           finanza l’unica vittima del tumulto di Tessitori e la tragica circostanza poteva, fu questa
           l’amarezza espressa dall’Intendente, essere evitata. Ivi, n. 15.
              74  Propose il ritorno al sistema precedente, quando le ronde erano svolte da militari
           da lui stesso coordinati o da una persona da lui delegata. Contrario a questa proposta
           era invece Bossi per il quale la Ronda civica era preferibile alla militare, perché i cittadini
           conoscevano meglio dei militari i luoghi da perlustrare. La questione si sarebbe trasci-
           nata per alcuni mesi e l’Intendente ricevette in più occasioni dall’Intendente di Finanza
           notizie riguardanti ronde civiche uscite dalla città verso i luoghi senza il suo permesso
           e ordinate dal maggiore Bossi. I contrasti su questa materia furono appianati solo in set-
           tembre dopo la visita di Beccaria su cui ritornerò.
              75  Protocollo n. 16, 9 luglio.
              76  Il resoconto degli eventi si legge nella Gazzetta Universale di Milano da cui però,
           alla luce della presente ricostruzione dei fatti, risulta chiaro l’intento di mettere in cattiva
           luce i lavoratori, a vantaggio dei «mercanti della città». La prima notizia nella rubrica
           dedicata all’Italia: «Milano 31 Luglio. Risentendosi in questo Stato, e principalmente nel
           comasco qualche mancanza di manifatture di seta si è rilevato l’atto della più gran gen-
           erosità di tutti li principali mercanti della Città di Como: questi vedendo che molti lavo-
           ratori  dei  telai  di  seta  restavano  per  la  suddetta  ragione  quasi  privi  del  necessario
           sostentamento, consolarono i miserabili con erogare in loro vantaggio elemosine non
           indifferenti. Costoro soddisfatti di sì caritatevole assistenza riunirono tutto il denaro
           ammontante a grossa somma, si recarono dall’Intendente di Polizia, e lo pregarono a
           repartire il contante secondo il bisogno di ciascheduno. Così fu fatto, ma non ostante
           poco durò la loro calma, mentre quanto si dimostrarono per allora contenti, e altrettanto
           divennero minacciosi, e temerarj in appresso sollecitati dai loro Capi tessitori si unirono
           in numero di circa 400 e provvisti di viveri, e di armi andarono freneticamente ad
           impadronirsi di un piccolo luogo chiamato Castel-Baradello presso quella Città; ivi
           piantarono il loro soggiorno, con idea forse di intraprendere qualche altra scorreria.
           Informato il Governo dell’arditezza di costoro, vennero colà spediti 200 soldati, ed un
           buon numero di famigli, i quali unitamente ai così detti Uomini di Comune circondarono
           il  Monte,  non  senza  la  difesa  di  due  cannoni,  e  di  alcune  bombe.  Tanto  servì  per
           spaventare immediatamente gli ammutinati, poiché vedutisi così bloccati, e temendo di
           perire di fame, si arresero chiedendo pietà al Governo. I meno rei furono messi in libertà,
           e tornarono subito ai loto telarj: gli altri subiranno qual castigo conveniente al loro
           delitto. In tal guisa senza spargimento di sangue fu ridonata la calma alla Città mercé le
           provvide, e savie disposizioni del Sig. Maresciallo Conte Stein, il quale di concerto con
           quei Reali Intendenti seppe usare tutti i mezzi di moderazione, e nel tempo stesso di
           attività, e fermezza, che richiedevano le circostanze». Gazzetta Universale di Milano, 1790,
           vol. XVII, pp. 502-503.



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017    n.41
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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