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Il mestiere dell’oste tra migrazione e radicamento 651
municipale, per far fronte ai gravi problemi alimentari sofferti dalla città
in conseguenza della Guerra di Successione austriaca (1740-1748), si
diceva convinto che i generi «li più necessari per il vivere umano fossero
il grano e il vino» e che su di essi si sarebbero dovuti concentrare gli
sforzi delle autorità . Una trentina d’anni più tardi, nel 1781, il ministro
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plenipotenziario della Lombardia austriaca, il conte di Kaunitz, bocciò
un progetto teso a limitare l’approvvigionamento di vino dal vicino Pie-
monte e il conseguente deficit nel bilancio commerciale, sostenendo che
«il popolo soffrirebbe un sensibile aggravio su di un articolo di quasi
prima necessità» .
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Altra prova della rilevanza assunta dal vino è il considerevole nu-
mero di bettole e osterie presenti nelle città italiane. A Schio, un
borgo di tremila anime nel vicentino, agli inizi del XVIII secolo si con-
tavano 6 osterie e ben 25 bettole, mentre a Como sul finire del XIV
secolo, quando la città contava circa 9.000 anime, erano attive al-
meno un’ottantina di osterie . A Milano, invece, all’inizio del Seicento
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risultavano legalmente aperte 89 osterie, mentre alla metà del secolo
successivo gli osti e bettolinieri immatricolati nella corporazione
erano 103, a cui dobbiamo aggiungere almeno altri 89 mercanti di
vino . Alla fine degli anni venti dell’ottocento, quando il capoluogo
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lombardo sfiorava ormai i 130.000 abitanti, i negozianti di vino regi-
strati nelle Guide commerciali della città erano saliti a 442, mentre
osti, trattori e locandieri ammontavano a 447 .
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A Cremona ai primi dell’ottocento i rivenditori di vino erano più di
110, in prevalenza dettaglianti, dato che solo una decina operava
all’ingrosso. A questi si devono aggiungere almeno un’altra sessan-
tina di osti e ostesse, per un totale di circa 170 “addetti” su una
5 D. Balani, Il commercio del vino nella Torino sei-settecentesca cit., p. 439.
6 Asmi, finanza, p.a., cart. 1116, Vienna 11 giugno 1781, lettera di Kaunitz a Firmian.
7 G. Pozzolo, Notizie della terra di Schio dall’anno 1712 al 1714, in Schio e territorio.
Tre cronache, Stabilmento Prosperini, Padova 1876, p. 15.
S. Duvia, «Restati eran thodeschi in su l’hospicio». Il ruolo degli osti in una città di
confine (Como, secoli XV-XVI), Unicopli, Milano 2010, p. 29,
8 Vedi M. Romani, Produzione e commercio dei vini in Lombardia nei secoli XVIII e
XIX, «Annales cisalpines d’histoire sociale», n. 3, pp. 514-539, in particolare p. 531, ora
anche in Id., Aspetti e problemi di storia economica lombarda nei secoli XVIII e XIX. Scritti
riediti in memoria, Milano, Vita e pensiero 1974, pp. 514-539. Sulla base del notificato
dei trafficanti di Milano del 1768 il numero delle sole osterie che offrivano anche alloggio
in città erano 95. Cfr. L. Mocarelli, «Si comprende che è un gran cittadone». Milano nei
resoconti di viaggio e nelle guide settecentesche, in P. Battilani, D. Strangio (a cura di),
Il turismo e le città tra XVIII e XXI secolo: Italia e Spagna due modelli a confronto, Fran-
coAngeli, Milano 2007, pp. 397-412, in particolare pp. 398-399.
9 M. Romani, Produzione e commercio dei vini in Lombardia nei secoli XVIII e XIX cit.,
p. 531.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)