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656 Stefano Levati
tinuità professionale. Una conferma di ciò la si trae dal fatto che ge-
neralmente gli osti provenissero da alcune aree ristrette e fortemente
specializzate. Saverio Bettinelli nel suo Dell’entusiasmo delle belle
arti, pubblicato a Milano nel 1769, indicava ad esempio come «Dalle
Trepievi [ossia la parte settentrionale del Lago di Como] vanno a sta-
bilirsi mercanti di vino, cantinieri ed osti in una parte, a un’altra si
volgono trafficanti di tele, di sete, e da per tutto muratori, capimastri,
imbiancatori e tutti formano corpi uniti» . Analogamente abbiamo
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già avuto occasione di segnalare come l’attività di oste caratterizzasse
fortemente le migrazioni stagionali dalla valle di Lanzo, ed in parti-
colare da Viù, verso Torino e dal Trentino verso Mantova.
3. Il caso ambrosiano
Anche per Milano il mercato dell’ospitalità e più in generale del
commercio del vino appare decisamente caratterizzato dalla presenza
di operatori specializzati provenienti da alcune specifiche aree
dell’arco alpino che avevano profondi e tradizionali legami con la
città. Il termine stesso con cui a inizio ottocento venivano spregiati-
vamente designati gli operatori del settore è quanto mai indicativo di
una certa provenienza, per quanto non meglio specificata. Agli inizi
del XIX secolo Francesco Cherubini, nel suo Vocabolario milanese-
italiano , li definiva con il termine di brugnon che traduceva con il
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fiorentino buzzurro, affrettandosi a commentare come fosse «Nome di
disprezzo che si dà agli osti, ai castagnai ed ai vignaioli tra noi quasi
tutti forestieri» . Il termine deriverebbe dalla storpiatura dialettale
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della Val di Blenio (val de Bregn), nell’odierno Canton Ticino, area
che per diverse ragioni ha per secoli gravitato - come ha dimostrato
Chiara Orelli - nell’orbita milanese grazie alla «prossimità rispetto ad
altre mete, i forti legami che da sempre sono intercorsi tra il capo-
luogo lombardo e questa periferia alpina, e che appartengono alla
storia politica ed economica della zona, e il legame spirituale che fin
dal medioevo univa Milano con le vallate superiori, fino quasi alla
fine dell’ottocento parte della Diocesi lombarda e ancor oggi legate al
rito ambrosiano» .
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27 Dell’entusiasmo delle belle arti, Galeazzi, Milano, 1769, citato da C. Cantù, Storia
della città e diocesi di Como, Le Monnier, Firenze 1856, vol. I, p. 111.
28 Stamperia Reale, Milano 1814.
29 Ivi, p. 56.
30 C. Orelli, Emigrazione e mestiere: alcuni percorsi d’integrazione nelle città lombarde
e toscane di «migranti» dalla Svizzera italiana, in M. Meriggi, A. Pastore (a cura di), Le
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)