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                tinuità professionale. Una conferma di ciò la si trae dal fatto che ge-
                neralmente gli osti provenissero da alcune aree ristrette e fortemente
                specializzate.  Saverio  Bettinelli  nel  suo  Dell’entusiasmo  delle  belle
                arti, pubblicato a Milano nel 1769, indicava ad esempio come «Dalle
                Trepievi [ossia la parte settentrionale del Lago di Como] vanno a sta-
                bilirsi mercanti di vino, cantinieri ed osti in una parte, a un’altra si
                volgono trafficanti di tele, di sete, e da per tutto muratori, capimastri,
                imbiancatori e tutti formano corpi uniti» . Analogamente abbiamo
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                già avuto occasione di segnalare come l’attività di oste caratterizzasse
                fortemente le migrazioni stagionali dalla valle di Lanzo, ed in parti-
                colare da Viù, verso Torino e dal Trentino verso Mantova.


                3. Il caso ambrosiano

                   Anche per Milano il mercato dell’ospitalità e più in generale del
                commercio del vino appare decisamente caratterizzato dalla presenza
                di  operatori  specializzati  provenienti  da  alcune  specifiche  aree
                dell’arco  alpino  che  avevano  profondi  e  tradizionali  legami  con  la
                città. Il termine stesso con cui a inizio ottocento venivano spregiati-
                vamente designati gli operatori del settore è quanto mai indicativo di
                una certa provenienza, per quanto non meglio specificata. Agli inizi
                del XIX secolo Francesco Cherubini, nel suo Vocabolario milanese-
                italiano , li definiva con il termine di brugnon che traduceva con il
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                fiorentino buzzurro, affrettandosi a commentare come fosse «Nome di
                disprezzo che si dà agli osti, ai castagnai ed ai vignaioli tra noi quasi
                tutti forestieri» . Il termine deriverebbe dalla storpiatura dialettale
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                della Val di Blenio (val de Bregn), nell’odierno Canton Ticino, area
                che per diverse ragioni ha per secoli gravitato - come ha dimostrato
                Chiara Orelli - nell’orbita milanese grazie alla «prossimità rispetto ad
                altre mete, i forti legami che da sempre sono intercorsi tra il capo-
                luogo  lombardo  e  questa  periferia  alpina,  e  che  appartengono  alla
                storia politica ed economica della zona, e il legame spirituale che fin
                dal medioevo univa Milano con le vallate superiori, fino quasi alla
                fine dell’ottocento parte della Diocesi lombarda e ancor oggi legate al
                rito ambrosiano» .
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                   27  Dell’entusiasmo delle belle arti, Galeazzi, Milano, 1769, citato da C. Cantù, Storia
                della città e diocesi di Como, Le Monnier, Firenze 1856, vol. I, p. 111.
                   28  Stamperia Reale, Milano 1814.
                   29  Ivi, p. 56.
                   30  C. Orelli, Emigrazione e mestiere: alcuni percorsi d’integrazione nelle città lombarde
                e toscane di «migranti» dalla Svizzera italiana, in M. Meriggi, A. Pastore (a cura di), Le



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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