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654 Stefano Levati
2. Le origini degli osti
Le non molte informazioni e testimonianze di cui disponiamo ri-
guardanti l’Italia settentrionale lasciano intravedere uno stretto le-
game tra alcuni flussi migratori e l’esercizio di attività collegate al
commercio dei vini. Studiando l’emigrazione a Torino nel corso del
XVIII secolo, ad esempio, Giovanni Levi segnala la forte caratterizza-
zione professionale dei numerosi migranti provenienti da Viù, nella
Valle di Lanzo, che giungevano in città per praticare tre professioni:
operai di fatica (servi, facchini...), brentadori (facchini che trasporta-
vano vino con le brente che portavano in spalla) e osti . Tre mestieri
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che disegnano quasi una precisa gerarchia del successo del mi-
grante: manodopera generica, addetti al trasporto del vino e, infine,
dopo essersi impratichiti del mestiere, aver conosciuto le reti di ap-
provvigionamenti e aver messo da parte qualche soldo, mescitori di
vino. Nella Genova cinquecentesca, accanto ai facchini del porto, la
presenza «più dirompente» di lavoratori immigranti in città era rap-
presentata dalla rete «dei tavernieri e degli osti che congiunge, da
occidente a oriente, centri del luganese (Melide, Cressogno, Casasco),
del Comasco (Menaggio, Rezzonico, Mandello, ecc.), Brembill[a] nel
Bergamasco e che ha nel milanese (Senago) un’ulteriore propag-
gine» . «Ancora nel 1556 tra le 47 osterie autorizzate ad accogliere
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forestieri extra-Dominio non poche ripetono cognomi di Lombardi già
titolari di taverne nel ‘400» .
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Anche nella Mantova studiata da Belfanti la professione di oste
sembra essere una delle attività più praticate dai migranti. Sulla base
di due censimenti avviati dalle autorità gonzaghesche sugli stranieri
residenti in città risulta che «Gli immigrati che svolgono questa atti-
vità sono 32 [su 2642 immigrati] nel 1658 e 27 [su 626] nel 1712:
non si ha la possibilità di confrontare questa cifra con il numero
complessivo delle osterie esistenti in città, ma il dato sembra signifi-
cativo», di una forte relazione tra mestiere e migrazione . Quanto
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alla provenienza, circa un quarto era originario del Trentino, area
questo tema ho espresso in Vino, osti e osterie nell’Italia centro-settentrionale tra XVIII e
XIX secolo cit., pp. 235-247.
18 G. Levi, Centro e periferia di uno stato assoluto. Tre saggi su Piemonte e Liguria in
età moderna, Rosenberg & Sellier, Torino 1985, p. 51.
19 G. Casarino, L’immigrazione a Genova di maestranze e apprendisti dell’alta Lom-
bardia (XV-XVI secolo), «Bollettino di demografia storica», n. 19, 1993, pp. 93-107, cit.
p. 102.
20 Ivi, p. 95.
21 C.M. Belfanti, Immigrazione ed economia urbana cit., p. 62.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)