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Il Tribunale della Regia Monarchia di Sicilia nel XVII secolo 705
tempo il testo divenne, e lo rimase per secoli, imprescindibile punto
di riferimento per i “curialisti” .
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L’insediamento, nel 1624, del cardinale Giannettino Doria nella
sede arcivescovile palermitana rappresentò l’inizio di una fase ancor
più delicata, giacché nel corso della sua carriera – durante la quale
fu per quattro volte, seppur provvisoriamente, alla testa del Regno di
Sicilia come presidente –, oltre a mostrare una coerente «condotta
politica sostanzialmente filoasburgica», diede talora spazio «alle ri-
vendicazioni, soprattutto giurisdizionali, della corte papale» . I con-
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flitti si inasprirono ulteriormente allorché aumentarono gli atti di re-
sistenza degli organismi che esercitavano la giurisdizione ecclesia-
stica all’amplissimo utilizzo della procedura via gravaminis, tanto
che Filippo IV incaricò il Doria, in funzione di presidente del Regno,
di mediare un decennale conflitto tra l’arcivescovo di Messina Proto
e il Tribunale della Regia Monarchia. Il cardinale, nel 1639, chiese al
giudice della Monarchia di non ammettere ricorsi via gravaminis fino
a quando i tribunali ordinari non avessero completato il giudizio di
prima istanza, ma il sovrano inviò al Doria una pesante lettera di
censura .
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Nel XVII secolo il ruolo di giudice della Monarchia fu ricoperto, tra
gli altri, da ecclesiastici particolarmente prestigiosi, per i quali fu solo
parte di un ricco “cursus honorum”. Giovanni Torres de Osorio che
tenne la carica tra il 1596 e il 1613 e avrebbe in seguito occupato le
sedi vescovili di Siracusa, dal 1613 al 1619, e di Catania, dal 1619
al 1624 . Juan de Torresilla che sarebbe stato a capo del tribunale
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regio dal 1636 al 1640 e nel 1644 divenne arcivescovo di Monreale;
avrebbe ricoperto anche le funzioni di presidente del Regno . Luis
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45 G. Zito, La Legazia apostolica nel Cinquecento: l’avvio delle controversie e delle
polemiche cit., pp. 158-164.
46 F. D’Avenia, Lealtà alla prova: “Casa”, Monarchia, Chiesa. La carriera politica
del cardinale Giannettino Doria (1537-1642) cit., p. 46.
47 Ivi, pp. 58-59; cfr. anche M.T. Napoli, La Regia Monarchia di Sicilia. «Ponere falcem
in alienam messem» cit., pp. 504-522; L. Scalisi, Il Controllo del sacro. Poteri e istituzioni
concorrenti nella Palermo del Cinque e Seicento cit., pp. 158-164. Il Doria, proveniente
da una delle famiglie più importanti del patriziato genovese, nel 1604, «in quota al par-
tito spagnolo», ricevette la berretta cardinalizia; dal 1608 al 1642 fu arcivescovo di Pa-
lermo (F. D’Avenia, Lealtà alla prova: “Casa”, Monarchia, Chiesa. La carriera politica del
cardinale Giannettino Doria (1537-1642) cit., pp. 46-72).
48 G. Zito, La Legazia apostolica nel Cinquecento: avvio delle controversie e delle po-
lemiche cit., pp. 156-157; R. Pirri, Sicilia Sacra disquisitionibus et notis illustrata, Pa-
lermo, 1773, ristampa anastatica, Forni, Bologna, 1987, tomo I, p. 558.
49 D. Palermo, Sicilia 1647. Voci, esempi e modelli di rivolta, Palermo, Associazione
Mediterranea, 2009, pp. 175-183; G. E. Di Blasi, Storia cronologica de’viceré, luogote-
nenti e presidenti del Regno del Regno di Sicilia, Edizioni della Regione Siciliana, Pa-
lermo, 1974, vol. III, pp. 130-131; R. Pirri, Sicilia Sacra disquisitionibus et notis illustrata
cit., tomo I, pp. 477-479.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)