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Ritrovò una copia della bolla e ne utilizzò l’immagine come con-
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cessione ereditaria dei «poteri di legazia» offerta dal cronista Gof-
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fredo Malaterra . Barberi costruì dunque una vera e propria «teoria
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sistematica» di stampo “regalista” – poiché basata sull’attribuzione
perpetua al sovrano di qualità e poteri di legato pontificio – che «di-
venne … la dottrina ufficiale siciliana nei rapporti con la Chiesa» .
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Nell’ambito di un serrato dibattito e di una elaborazione delle po-
litiche ecclesiastiche del Regno fortemente legati al contesto interna-
zionale, dal 1512 prese avvio una lunga discussione, alimentata da
pareri redatti da viceré, magistrati e organismi del Regno, sulla pos-
sibilità o meno dell’appello a Roma e sull’opportunità di regolare le
questioni legate alla Regia Monarchia tramite un accordo con la
Santa Sede , e accompagnata dalla continua volontà della Curia ro-
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mana di dimostrare la falsità della bolla o comunque una diversa e
più limitata interpretazione .
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L’istituto della Regia Monarchia non si sostanziava ancora in un
tribunale ma attraverso un giudice delegato di volta in volta alla trat-
tazione di ogni singola causa , affiancato da un magistrato delle Re-
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gia Gran Corte; più spesso era un membro dello stesso supremo tri-
bunale a trattare i processi, col pretesto della carenza di ecclesiastici
esperti in diritto .
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«strumento per affermare in via di principio quell’autorità che la S. Sede non era in
condizione di esercitare direttamente su territori come la Sicilia, la Calabria e la Puglia,
dove il clero locale o era in prevalenza di rito greco o di estrazione normanna e di nuovo
impianto e quindi doppiamente legato alla causa del conquistatore normanno» (G. Ca-
talano, Studi sulla legazia apostolica di Sicilia cit., pp. 20-27). Secondo Salvatore Fo-
dale, la bolla salvaguardava al contempo «i principi riformistici del papato gregoriano,
che respingevano l’ingerenza del potere temporale, e la sostanza della politica ecclesia-
stica normanna» (S. Fodale, La Legazia Apostolica nella storia della Sicilia, in S. Vacca
(a cura di), La Legazia Apostolica. Chiesa, potere e società in Sicilia in età medievale e
moderna cit., p. 14). Cfr. anche R. Manduca, La Sicilia, la Chiesa, la storia. Storiografia
e vita religiosa in età moderna, Sciascia, Caltanissetta-Roma, 2012, pp. 7-26.
13 G. Catalano, Studi sulla legazia apostolica di Sicilia cit., pp. 3-5.
14 S. Fodale, La Legazia Apostolica nella storia della Sicilia cit., p. 14.
15 M.T. Napoli, La Regia Monarchia di Sicilia. «Ponere falcem in alienam messem» cit.,
pp. 105-130.
16 S. Fodale, La Legazia Apostolica nella storia della Sicilia cit., p. 17; cfr. anche G.
Zito, La Legazia apostolica nel Cinquecento: l’avvio delle controversie e delle polemiche
cit., pp. 131-136.
17 M.T. Napoli, La Regia Monarchia di Sicilia. «Ponere falcem in alienam messem» cit.,
pp. 151-173, 191-209; cfr. anche G. Zito, La Legazia apostolica nel Cinquecento: l’avvio
delle controversie e delle polemiche cit., pp. 127-131, 136-137, 145-150.
18 S. Fodale, La Legazia Apostolica nella storia della Sicilia cit., pp. 19-20.
19 G. Catalano, Studi sulla legazia apostolica di Sicilia cit., pp. 51-53.
20 M.T. Napoli, Censura e giurisdizione: il Tractatus de nonnullis Regiae Monar-
chiae ultra Pharum preheminentiis di Baldassarre Abruzzo (1601-1665), Aracne,
Roma, 2012, p. 16. Su Baldassarre Abruzzo, cfr. anche O. Cancila, Una famiglia di
professionisti nella Sicilia del Cinque-Seicento, «Mediterranea. Ricerche Storiche», n.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)