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Il Tribunale della Regia Monarchia di Sicilia nel XVII secolo 701
Soprattutto dagli anni del viceré Juan De Vega (1547-1557) , si
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ridusse ulteriormente e notevolmente la giurisdizione degli ordinari
e si consegnarono «definitivamente le sorti dei giudizi ecclesiastici ad
un magistrato secolare», come il giudice delegato . Il sistema fu di-
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feso tenacemente da Filippo II con l’istituzione del tribunale del
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Concistoro, la conseguente nuova disciplina degli appelli e l’amplia-
mento del ricorso alla via gravaminis .
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In seguito alle riforme tridentine, si scatenò un’offensiva “curiali-
sta” per il recupero delle prerogative ecclesiastiche. Il conflitto si ina-
sprì con la riforma dei tribunali, che affidò al sovrano il controllo
dell’appello e soprattutto del “gravame”, mezzi atti a influenzare in
modo determinante la giurisdizione della Chiesa . Parallelamente il
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viceré Marcantonio Colonna faceva dell’utilizzo delle prerogative e del
favore della Regia Monarchia un importante strumento di governo,
da contrapporre in particolare al potere dell’Inquisizione, che aveva
il suo aspetto più palese nell’imposizione delle scomuniche .
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Durante complesse trattative diplomatiche, proprio mentre si di-
scuteva della proposta del papa Gregorio XIII di istituire un “iudex
deputatus” alle dirette dipendenze di Roma, che non avrebbe però
potuto avocare a sé i procedimenti attraverso la via gravaminis, e
della sottrazione al sovrano del privilegio di “legato nato”, il 13 luglio
1579, Filippo II creò la carica di giudice della Monarchia nominato
dal sovrano . Si trattava di «un prelato … esperto in diritto» che era,
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«in primo luogo, un funzionario regio vincolato dal giuramento di fe-
deltà» ed esercitava un’«attività abituale di controllo e di giudizio
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sulla sfera ecclesiastica, con attribuzioni sempre crescenti, perché
43, 2018, pp. 245-274.
21 M.T. Napoli, La Regia Monarchia di Sicilia. «Ponere falcem in alienam messem»
cit., pp. 191-209; G. Zito, La Legazia apostolica nel Cinquecento: l’avvio delle controversie
e delle polemiche cit., p. 135.
22 M.T. Napoli, La Regia Monarchia di Sicilia. «Ponere falcem in alienam messem»
cit., pp. 217-222.
23 Ivi, p. 212.
24 Ivi, pp. 217-222.
25 M.T. Napoli, Ivi, pp. 265-269; G. Zito, La Legazia apostolica nel Cinquecento:
l’avvio delle controversie e delle polemiche cit., pp. 144-146.
26 L. Scalisi, Il Controllo del sacro. Poteri e istituzioni concorrenti nella Palermo del
Cinque e Seicento, Viella, Roma, 2004, p. 59.
27 M.T. Napoli, La Regia Monarchia di Sicilia. «Ponere falcem in alienam messem»
cit., pp. 309-310; cfr. anche Ead., Censura e giurisdizione: il Tractatus de nonnullis
Regiae Monarchiae ultra Pharum preheminentiis di Baldassarre Abruzzo (1601-1665)
cit., pp. 15-18; G. Zito, La Legazia apostolica nel Cinquecento: l’avvio delle controversie
e delle polemiche cit., pp. 157-158; G. Catalano, Studi sulla legazia apostolica di Sicilia
cit., pp. 51-53.
28 M.T. Napoli, La Regia Monarchia di Sicilia. «Ponere falcem in alienam messem» cit.,
pp. 309-310.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)