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720                                           Giulia Delogu, Giulio Farella


                Berlino, Stoccolma, Siviglia, Barcellona, Bilbao, Marsiglia, Genova,
                Messina, Trieste, Lisbona, Londra, Liverpool, Rotterdam, Valparaíso,
                Istanbul, Tokyo, Seoul, Shangai .
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                Venezia e la sua laguna nel dibattito ottocentesco

                   Nel 1830, difendendo da Milano le opere intraprese dal governo au-
                striaco in seguito all’istituzione del porto franco a Venezia, Defendente
                Sacchi, scrittore e giornalista protagonista del Risorgimento, sottoli-
                neava come la laguna avesse avuto, da sempre, uno «stato artificiale».
                Era da questo stato, originato da un forte impatto della attività antro-
                piche sull’ambiente, che Venezia con «60 isole, 149 canali, 306 ponti,
                27.918 case, 2.108 vie» e «100.000» abitanti era sorta e continuava a
                sopravvivere . L’intervento umano era anche alla base delle «rivolu-
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                zioni commerciali» che avevano reso la città adriatica protagonista dei
                traffici mediterranei fino al Settecento. Il porto franco, lungi da snatu-
                rare il carattere di Venezia – città artificiale e mercantile – sembrava
                essere la soluzione ideale per risollevarne l’economia. L’intervento di
                Sacchi, insieme a un altro del cugino Giuseppe, veniva pubblicato pra-
                ticamente in concomitanza con l’istituzione del porto franco e con l’an-
                nuncio dell’avvio di una serie di opere pubbliche, soprattutto nell’area
                di Malamocco (all’estremità sud-occidentale dell’isola del Lido che se-
                para la laguna dal mare), pensate per ridisegnare Venezia e il suo si-
                stema portuale: da città emporio (con una vocazione sì commerciale
                ma anche con un fitto tessuto di manifatture e di altre attività econo-
                miche quali la pesca) a porto franco di transito sul modello della vicina
                Trieste (con l’accento posto soprattutto sulla logistica e non più sulla
                produzione) .  Tale  riflessione  era  iniziata  già  in  età  napoleonica,
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                quando la nuova amministrazione francese aveva aperto un primo em-
                brione di porto franco limitato all’Isola di San Giorgio e aveva intra-
                preso le prime opere di risistemazione di Malamocco. E sarebbe pro-
                seguita  per  tutto  il  Risorgimento,  quando  il  nuovo  stato  unitario


                   5  Per un quadro a livello internazionale: H. Porfyriou, M.Sepe (a cura di), Waterfront
                Revisited. European Ports in historic and global perspective, Routledge, New York-Lon-
                don, 2017. Sulle città porto italiane: M. Savino (a cura di), Waterfront d’Italia. Piani,
                politiche, progetti, FrancoAngeli, Milano, 2010.
                   6  D. Sacchi, Intorno alle dighe marmoree o murazzi alla laguna di Venezia, in, Intorno
                alle dighe marmoree o murazzi alla laguna di Venezia ed alla istituzione del porto franco.
                Memorie di Defendente Sacchi e Giuseppe Sacchi, presso gli Editori degli Annali Univer-
                sali delle Scienze e dell'Industria, Milano,1830, p. 30. Le citazioni sono tratte da qui fino
                a nuova indicazione.
                   7  M. Costantini, Porto navi e traffici a Venezia 1700-2000, Marsilio, Venezia, 2004.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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