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                manifatture (quelle del vetro di Murano e le tintorie) un sistema di
                franchigie, che permettesse l’importazione a minor costo delle mate-
                rie prime globali necessarie per la produzione poteva essere l’occa-
                sione per risollevarsi dalla decadenza . Per altre, come i saponifici,
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                già duramente provati dalla concorrenza causata dalla «estera invi-
                dia» e dalla «costruzione di più fabbriche in Trieste, le quali godono
                del privilegio di franchigia», la libera circolazione di merci estere at-
                traverso  il  porto  franco  poteva  essere  un  problema  aggiuntivo  che
                minacciava anche il mercato interno .
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                   Ugualmente  minacciati  dal  nuovo  disegno  (legislativo  e  struttu-
                rale) di Venezia si sentivano anche i pescatori i quali rivendicavano
                la centralità della loro attività anche nelle «varie piazze della Lombar-
                dia e della Germania» nel formare «un importante ed attivo commer-
                cio, ed utile eziandio per la Regia Finanza» . Chiedevano, quindi, che
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                le misure relative alla riconfigurazione portuale non portassero «l’ine-
                vitabile conseguenza che la pesca verrebbe abbandonata, e migliaia
                di famiglie […] languirebbero nella miseria, e riceverebbe una scossa
                ben importante il commercio». Bisognava ricordare che «con questa
                qualità di pescagione vive in tutti i luoghi dell’estuario, e città mu-
                rate, un’infinita popolazione dedicata esclusivamente nell’arte di tal
                pesca» . A scontrarsi con le necessità dei pescatori non erano solo i
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                lavori progettati nella laguna di concerto tra Vienna e la Camera di
                Commercio, ma anche la stessa legislazione austriaca che, a più ri-
                prese, tra il 1816 e il 1835, aveva emanato regolamenti per la pesca
                di mare ribandendo che «si deve esercitare in modo innocuo alla pro-
                pagazione della specie, e perciò resta inibito il metodo della pesca
                con reti a fondo, od a cocchia con due barche» . Nel frattanto, anche
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                intellettuali non direttamente coinvolti nel tessuto economico vene-
                ziano,  come  i  pavesi  Defendente  e  Giuseppe  Sacchi,  prendevano
                parte al dibattito sottolineando come tanto la nuova diga di Mala-
                mocco quanto l’istituzione del porto franco fossero sì «misure artifi-
                ciali», ma atte «prima di tutto a mantenere nella popolazione della
                laguna il suo necessario e permanente carattere di nazione manu-


                   22  Asve, Archivio della Camera di Commercio, b. 13, t. 1, n. 30: L’arte dei tintori alla
                Camera di Commercio Arti e Manifatture; I Fabbricatori di Vetro di Murano alla Camera
                di Commercio Arti e Manifatture, 29 gennaio 1816: chiedono diminuzione dazi «sopra il
                saldame che ritirano dall’Istria, e che impiegano come materia prima necessaria alla
                vetrificazione».
                   23  Ivi: Notificazione di Giacomo Pasini Fabbricatore di Saponi, 15 ottobre 1816.
                   24  M. Naccarini, Istruzione relativa alla pesca cit., pp. 7-8
                   25  Ivi, p. 14.
                   26  G. Ellinger, Manuale di diritto civile austriaco, Antonio Arzione, Milano, 1853, vol.
                I, p. 370.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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