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                   Ebbi la fortuna di essere allogato [a Cefalù] in una specie di convitto
                privato (che si chiamava allora casa di convivenza) diretta da un mae-
                stro elementare di non comune intelligenza e di soda cultura, Salva-
                tore Comella, un vero educatore, a cui debbo molto, se son riuscito a
                guadagnarmi un posto nella vita, e se ho seguito sempre il retto sen-
                tiero della virtù. Egli non solo inculcava a tutti convittori sani principii
                di morale, ma veniva in nostro aiuto nelle innumerevoli difficoltà, che
                spesso incontravamo negli studi. Sapeva poi con grande abilità e deli-
                catezza leggere dentro il nostro cuore e prevenire i nostri desideri. Gli
                volevamo bene come un padre perché compativa spesso le nostre scap-
                patelle (…). I miei erano contenti del comportamento nel convitto e del
                mio profitto nelle scuole, specialmente lo zio prete, che decantava in
                tutte le farmacia, botteghe e sagrestie del paese i grandi progressi del
                nipote nello studio. Ignorava, nonostante il suo acuto spirito di pene-
                trazione, la cotta tremenda ch’io avevo preso per una certa Rosalba di
                nobile casato, che conobbi la prima volta in una bella giornata di pri-
                mavera in piazza del Duomo.
                   Era un brunetta alta dagli occhioni neri, il naso profilato, i linea-
                menti delicati con gote di rosa, labbra di fragole e mani affusolate,
                sembrava una madonnina di Raffaello. Aveva poi una grazia timida e
                sorridente che affascinava quanti la guardavano. Era il primo amore,
                veramente platonico, che esaltava il mio spirito e mi faceva costruire
                molti castelli in aria. Pur essendo sempre, in quasi tutte le ore, col
                pensiero a lei, non trascuravo le mie lezioni, anzi studiavo sempre più
                indefessamente e primeggiavo sempre. Dopo tanti rosei sogni e tante
                promesse, un bel giorno fui piantato in asso, con grande mia dispera-
                zione; forse perché a Rosalba fu impedito rigorosamente di continuare
                a civettare con uno studente imberbe di quarta ginnasio e, per giunta,
                di lombi plebei. Per dimenticare, mi misi a bere e a fumare come un
                turco, e varie volte fui visto camminare traballante per la via Porpora
                con grande meraviglia dei miei compagni, che non sapevano spiegare
                il perché. Nessuno infatti, nemmeno il più fidato di loro, sapeva del
                mio primo amore. Col tempo mi rassegnai (…).
                   Fra i professori che mi furono più cari al ginnasio, ricordo i profes-
                sori  Grisanti ,  Maranto ,  Pignataro-Politini   e  il  famoso  linguista
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                   14  Cristoforo Grisanti (1835-1911), sacerdote nativo di Isnello, docente dal 1865 per
                un  quarantennio  presso  il  Ginnasio  di  Cefalù,  autore  di  due  volumi  sul  Folklore  di
                Isnello. Usi, credenze, proverbi e racconti popolari di Isnello, editi nel 1899 e nel 1909 da
                Reber, ristampati da Sellerio nel 1982 con il titolo di Folklore di Isnello.
                   15  Non è stato possibile individuarlo.
                   16  Giuseppe Pignataro-Politini era autore di un saggio su Caio Valerio Flacco e Apol-
                lonio Rodio, pubblicato nel 1896.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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