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584 Sofia Gullino
I compiti della magistratura furono nel tempo modificati e ampliati,
tramite decreti del Senato e riforme, per rispondere alle mutate esigenze
della Repubblica e della popolazione . Durante la carestia del 1590-
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1591, per esempio, si istituì il “pane di stato” , provvedimento che sot-
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toponeva al controllo statale anche la produzione del pane venale – il
pane da un soldo, il più diffuso tra la popolazione – destinato alla ven-
dita in città e nelle tre podesterie . Resa necessaria dal momento di
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estrema emergenza, questa misura prevedeva che i fornai attivi dentro
alle mura cittadine, prima autonomi, divenissero salariati statali per il
limitato periodo della carestia. Essi dovettero quindi abbandonare le
botteghe e svolgere le proprie mansioni all’interno di luoghi predisposti
alla produzione e distribuzione del pane cittadino, le “stapole di stato”,
che furono mantenute anche una volta superata la crisi .
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La carestia del 1590-1591 e le reti di approvvigionamento
dell’Abbondanza
L’allargamento delle competenze del Magistrato richiese un amplia-
mento del numero di impiegati ma anche quantità di cereali conside-
revolmente maggiori rispetto alle trentamila mine previste dall’atto
fondativo. Tale aumento del grano che era necessario importare provocò
fornai, farinotti e molinari che avessero contravvenuto agli ordini. Ivi, p. 56r. La regola-
mentazione di questi lavoratori, sospettati di «fraudi, malitie e delitti», fu una delle prin-
cipali preoccupazioni dell’Abbondanza, che ne controllò rigidamente l’operato.
33 Si ricorda la riforma del 1592, che dopo la crisi aumentò il numero di ufficiali e
funzionari del Magistrato (Asge, Archivio Segreto, 1028, Propositionum, documento del
20 febbraio 1592), e quelle degli anni immediatamente successivi, che affidarono il com-
pito di rifornire la città di olio a una magistratura separata: si veda Ascge, Abbondanza,
762. Sui Provvisori dell’olio ha scritto P. Calcagno, I Provvisori dell’olio della Repubblica
di Genova (secoli XVI-XVIII), in A. Carassale, C. Littardi (a cura di), Ars olearia, Volume
II, Centro Studi per la storia dell’alimentazione e della cultura materiale “Anna Maria
Nada Patrone” (CeSA), Guarene, 2019, pp. 97-119.
34 Asge, Sala Senarega, 1192 bis, Magistrato dell’Abbondanza e Annona, 4 marzo 1591.
35 Nei documenti ritorna spesso il riferimento all’applicazione delle norme “in città e
nelle tre podesterie”, cioè nelle zone suburbane di Voltri, Bisagno e Polcevera, poste fuori
del territorio cittadino ma controllate direttamente dalla città tramite l’invio di commis-
sari e per certi aspetti considerate alla pari delle zone all’interno delle mura. G. Forcheri,
Doge, governatori cit., pp. 165-166 e pp. 191-192.
36 Non si è trovata nelle fonti traccia del rinnovo di tale provvedimento, ma i docu-
menti sembrano suggerire che esso sia stato mantenuto anche dopo la fine della crisi,
in una situazione fluida che accostava le stapole statali ai lavoratori autonomi. Le prime
notizie certe dell’entrata in vigore continuativa della panificazione di stato risalgono al
1648, altro anno di grave carestia. E. Giacchero, Origini e sviluppi cit., pp. 32-33; P.
Calcagno, Un sistema federale cit., p. 79. Sui provvedimenti per la panificazione di stato,
si vedano Asge, Senato Senarega, 1192 bis, Magistrato dell’Abbondanza e Annona, 4
febbraio 1591; Ascge, Abbondanza, 723, Actorum, 27 settembre 1591.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)