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                in periodo di raccolti regolari: al di fuori di queste, la Repubblica era co-
                stretta a ricorrere alle importazioni, tanto in tempo di normalità, quanto
                di crisi e questo rendeva il ruolo dell’annona fondamentale per la vita
                cittadina. Il mancato arrivo dei rifornimenti avrebbe infatti provocato ri-
                volte, timore spesso unito a quello di un possibile intervento delle potenze
                straniere, che avrebbero potuto sfruttare i tumulti per rovesciare il go-
                verno. Dall’altra parte, la razionalizzazione dell’annona rientrava nel più
                vasto progetto di portare sotto il controllo statale un commercio vitale per
                la Repubblica, sottraendolo così all’iniziativa privata che evidentemente
                l’Officium Victualium non era stato in grado di controllare .
                                                                     21
                   La  nuova  magistratura  fu  creata  per  «garantire  il  mantenimento
                dell’abbondanza a beneficio delli poveri»  e a tale scopo si nominarono
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                cinque ufficiali, appartenenti al patriziato genovese. Uno di essi, in carica
                per un anno soltanto, era scelto fra i membri del Collegio dei Procura-
                tori ; gli altri quattro, eletti dal Maggiore e dal Minore Consiglio, resta-
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                vano in carica due anni e uno di loro era sostituito ogni sei mesi, per
                evitare il momento di vuoto nel caso in cui tutti fossero stati sostituiti
                contemporaneamente. Gli ufficiali erano coadiuvati da altre figure: un
                notaio, un cancelliere «o sia scrivano», cui si fa riferimento già nei docu-
                menti redatti durante la carestia, ma per il quale una normativa specifica
                fu redatta solamente nel 1601 . Accanto al cancelliere operava il sin-
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                daco, che controllava la provenienza del grano giunto via mare, vigilava
                sul rispetto del monopolio statale, annotava e teneva sotto controllo co-
                loro che erano sospettati di comprare grano per rivenderlo a terzi e colla-
                borava con i rappresentanti della giustizia cittadina e con il bargello . Gli
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                incarichi del commissario ai magazzini, poi, erano fondamentali all’in-
                terno della magistratura: egli era l’addetto alla ricezione dei grani acqui-
                stati e alla loro pesatura; verificava la corrispondenza di quantità e qua-
                lità dei cereali con la somma pagata per essi, teneva il registro dei grani
                che  entravano  e  uscivano,  «acciò  che  con  facilità  si  possa  vedere  che



                G.  Redoano  Coppedè,  Il  sistema  viario  della  Liguria  nell’età  moderna,  Bozzi,  Genova,
                1989, pp. 117-118.
                   21  G. Giacchero, Economia e società nel Settecento genovese, Sagep, Genova, 1973,
                pp. 355-356.
                   22  Ascge, Abbondanza, 687, Leggi e decreti dell’Ecc.mo Magistrato dell’Abbondanza,
                c. 23r.
                   23  G. Forcheri, Doge, governatori, procuratori, consigli e magistrati della Repubblica di
                Genova, Tipografia Tredici & C., Genova, 1968, pp. 75-77.
                   24  Ascge, Abbondanza, 687, Leggi e decreti dell’Ecc.mo Magistrato dell’Abbondanza,
                c. 81r.
                   25   Ivi,  cc.  73  sgg.  In  particolare,  l’Instructio Sindici  ricorda  che  egli  doveva  «tener
                sollecitati il Bargello e Famegli e Cavaleri di Camera», in modo che essi potessero agire
                rapidamente contro quei reati che, seppur legati alla compravendita di cereali, non ri-
                cadevano direttamente sotto la giurisdizione del Magistrato. Ivi, c. 76r.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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