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Sudditi milanesi schiavi dei barbareschi. Riscatti, procedure, profili 601
Spagna e della Casa d’Austria , li esponeva, una volta preso il mare,
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alle medesime insidie che allora incombevano su tutti i naviganti: di-
venire preda dei corsari barbareschi o levantini, essere deportati in
Africa o in Levante e ridotti – di fatto, se non sempre ‘di diritto’ – alla
condizione di schiavi . Analogo destino accomunò mercanti, studenti,
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lavoratori diversi, donne e giovinetti, indotti a spostarsi per terra e per
mare dalle più disparate necessità. Per la medesima ragione storica –
la collocazione politica nel campo asburgico – questa componente lom-
barda si trovò spesso mescolata alle molte altre operanti nell’impero
multinazionale, essendo ‘amministrata’, di conseguenza, direttamente
da Madrid, da Vienna o da quegli Ordini religiosi, dediti alla reden-
zione, che corrispondevano direttamente con i referenti asburgici della
madrepatria. Presso gli enti pubblici lombardi, pertanto, il flusso dei
nazionali così catturati non sempre deve aver lasciato traccia diretta.
Vero è, d’altro canto, che le complesse procedure di identificazione de-
gli schiavi in base al luogo natio e alla fede cristiana richiesero labo-
riose verifiche nei territori d’origine dei prigionieri ; e che i loro com-
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patrioti furono via via chiamati a un maggiore impegno, organizzativo
e finanziario, necessario ai riscatti. Le autorità milanesi si trovarono
dunque coinvolte in maniera crescente nelle geometrie variabili dei ne-
goziati, con particolare evidenza – almeno nei documenti qui con-
4 Nel solo periodo 1660 e 1700 oltre 30.000 milanesi servirono negli eserciti del re
di Spagna: D. Maffi, La cittadella in armi. Esercito, società e finanza nella Lombardia di
Carlo II 1660-1700, FrancoAngeli, Milano, 2010.
5 Sui concetti di captivus (prigioniero di guerra destinato al riscatto) e servus / scla-
vus (schiavo), distinguibili nella teoria giuridica ma spesso indistinguibili nel destino
concreto di tante persone, si è speso in particolare Wolgang Kaiser; cfr. anche E. Gon-
zález Castro, Schiavitù e «captivitas», Dbi, VIII, 1988, coll. 1039-1058. Sul tema della
schiavitù mediterranea in Età moderna, oltre alle opere sopra citate, basti qui il rinvio
a G. Fiume (a cura di), La schiavitù nel Mediterraneo, «Quaderni storici», a. 36 (2001), 2;
Ead., Schiavitù mediterranee. Corsari, rinnegati e santi di età moderna, Mondadori, Mi-
lano, 2009; R. Escallier (ed.), L’esclavage en Méditerranée à l’époque moderne, «Cahiers
de la Méditerranée», n. 65, 2002; R.C. Davis, Christian Slaves, Muslim Masters. White
Slavery in the Mediterranean, the Barbary Coast, and Italy, 1500-1800, Palgrave Mac-
millan, Basingstoke, 2003; W. Kaiser (ed.), Le commerce des captifs: les intermédiaires
dans l’échange et le rachat des prisonniers en Méditerranée, XVe-XVIIIe siècle, École
Française de Rome, Rome, 2008; S. Bono, Schiavi. Una storia mediterranea (XVI-XIX
secolo), Il Mulino, Bologna, 2016. Negli ultimi due decenni non sono moltissimi gli studi
dedicati a schiavi originari di città e stati italiani; se ne citeranno alcuni, in chiave com-
parativa, ultra.
6 Sulle procedure d’identificazione cfr., ad es., E. Lucchini, La merce umana. Schia-
vitù e riscatto dei liguri nel Seicento, Bonacci, Roma, 1990, pp. 23 sgg.; W. Kaiser, Vérifier
les histoires, localiser les personnes. L’identification comme processus de communication
en Méditerranée (XVI e -XVII e siècles), in C. Moatti, W. Kaiser (eds.), Gens de passage en
Méditerranée de l’antiquité à l’epoque moderne. Procédures de contrôle et d’identification,
Maisonneuve et Larose, Paris 2007, pp. 369-386.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)