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                «affinché con maggiore calore vi si adoperi» . Anche l’ambasciatore bri-
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                tannico  a  Costantinopoli  aveva  consegnato  all’Agà  missive  dirette  al
                console inglese a Tripoli, di modo che questi organizzasse il ritorno dei
                prigionieri, via Sicilia «o d’altra parte d’Italia».
                   Benché l’intera operazione fosse gestita ai massimi livelli politico-
                diplomatici, come s’è visto, essa non fu coronata da un pieno successo.
                I negoziati per i riscatti collettivi, com’è noto, erano di solito laboriosi,
                prolungati e soggetti a repentine variazioni di prezzo, in base anche a
                come  erano  state  condotte  le  trattative .  Dopo  otto  anni  dall’avvio
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                della  pratica,  nel  1730  a  Milano  si  apprese  che finalmente  altri  sei
                soldati del reggimento Lucini erano stati liberati grazie all’intervento
                di un padre trinitario che aveva impiegato per loro e per alcuni vene-
                ziani un legato pio datogli a Roma. I militari lombardi si erano rivolti
                al console austriaco, il quale ne aveva perorato la causa ricordando i
                loro «fedeli servigi» al reggimento, affinché si trovassero i 700 zecchini
                necessari a riscattarli. Al contempo, nondimeno, si ricordavano  «li re-
                stanti ancora prigionieri qua da otto anni, e durante tal tempo trava-
                glianti con grandi pene e castighi, e continuamente ancora tormen-
                tati» . Per costoro la speranza sembrava al tramonto.
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                   Lungo il XVIII secolo, d’altro canto, si svilupparono metodi e colle-
                gamenti complessi – tra sfera pubblica, carità e interessi privati; tra
                enti religiosi, diocesi, autorità regia e governi locali – tali da produrre
                risultati non irrilevanti, almeno in termini di redenzioni collettive.


                I trinitari scalzi di S. Maria di Caravaggio in Monforte (Milano)

                   Anche sulla scena milanese a un certo momento comparvero i reli-
                giosi  trinitari,  da  secoli  benemeriti  nell’opera  della  redenzione  degli




                   17  Lettera del Supremo Cesareo Consiglio di Vienna al governo di Milano, 6 agosto
                1723, ivi.
                   18  Sul punto, ad es.: W. Kaiser, Una missione impossibile? Riscatto e comunicazione
                nel Mediterraneo Occidentale (secoli XVI-XVII), «Quaderni storici» a.42 (2007), 1, pp. 19-
                41; Id. Introduction, in Id. (ed.), Le commerce des captifs cit., pp. 6 sgg.; S. Boubaker,
                Réseaux et techniques de rachat des captifs de la cours à Tunis au XVII e  siècle, ivi, pp.
                25-46; F. Tiran, Trinitaires et Mercédaires à Marseille et le rachat des captifs de Barbarie,
                «Cahiers de la Méditerranée» a. 87 (2013), pp. 1-14; S. Bono, Schiavi cit., pp. 259 sgg.
                   19  Traduzione italiana 22 settembre 1730 delle lettere (28 febbraio e 23 maggio) in-
                viate dal console austriaco a Tripoli al Consiglio Aulico di Guerra a Vienna, Asmi, ag,
                Culto,  p.a.,  b.  2170.  Alla  liberazione  dei  sei  lombardi,  pagata  a  parte,  fa  riferimento
                anche  A.  Pelizza,  Il  riscatto  degli  schiavi  a  Venezia  nel  Settecento,  «Storicamente»,  6
                (2010), p. 14.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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