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132 Gaia Bruno
provincia ricevette l’ordine dal viceré di riscuotere 10.000 ducati «in
potere del procuratore Bartolomeo D’Aquino» , ovvero per ripagare il
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finanziere della somma anticipata alla monarchia.
Una esigenza di denaro talmente pressante da non potersi arrestare
nemmeno dinanzi a una catastrofe naturale si può spiegare solo se
contestualizzata. Il Regno di Napoli in effetti era inserito nel più ampio
organismo politico della monarchia spagnola. Tale appartenenza non
era priva di significato e di conseguenze, poiché Napoli doveva portare
il proprio contributo alla gestione dell’interesse collettivo. Rispetto ad
altri territori che si erano abilmente sottratti, il suo onere contributivo
era secondo solo alla Castiglia . Questa politica di ineguale riparti-
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zione fiscale subiva delle modifiche a seconda dello scenario interna-
zionale con cui la corona spagnola si confrontava. In virtù di ciò, ap-
pare più chiaro come il 1638 fosse un anno particolarmente critico per
il Regno di Napoli. In quel tempo, infatti, la Spagna era impegnata a
difendere la frontiera dei suoi domini italiani, il ducato di Milano, dalle
mire espansionistiche degli altri Stati europei. I mezzi per la difesa,
denaro e uomini, erano in gran parte forniti dal Regno di Napoli e gli
anni del governo del viceré duca di Medina de las Torres furono quelli
in cui la contribuzione raggiunse il suo apice . Peraltro egli si mostrò
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consapevole del peso che questo sforzo comportava per il Regno e, pur
assolvendo ai propri doveri, cercò di ridurre quelli che riteneva sforzi
eccessivi. In particolare tentò di riorganizzare il sistema di riscossione,
progettando l’abolizione di alcune gabelle e la creazione di un catasto;
un piano che rimase quasi del tutto inapplicato .
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Per assicurarsi il successo nella riscossione delle imposte, gli agenti
erano accompagnati da soldati. La presenza delle soldatesche spa-
gnole in Calabria, mandate sia per assistere alla riscossione, sia per
continuare il reclutamento di uomini, è ben documentata a causa delle
prepotenze cui la popolazione venne sottoposta. Il 13 luglio il marchese
di San Giorgio inviò una supplica al viceré spiegando che il capitano
Aguerra, col pretesto di difendere la zona da possibili attacchi dei tur-
chi, si era stabilito nel suo feudo e causava continui danni . Inoltre
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60 Asna, Segr. Vic., Scritture diverse, vol. 70, relazione del preside di Cosenza sulla
riscossione fiscale dei suoi agenti nella provincia, 05.08.1638. Su Bartolomeo D’Aquino
si veda A. Musi, Finanze e politica nella Napoli del '600: Bartolomeo d'Aquino, Guida,
Napoli, 1976; inoltre i riferimenti in R. Villari, Un sogno di libertà: Napoli nel declino di
un impero 1585-1648, Mondadori, Milano, 2012, pp. 214-217.
61 A. Calabria, The cost of Empire: the finances of the Kingdom of Naples in the time
of Spanish rule, Cambridge University Press, Cambridge, 1991, in particolare cap. 2.
62 R. Villari, Un sogno di libertà cit., in particolare p. 259.
63 Ivi, pp. 266-267.
64 Asna, Segr. Vic., Scritture diverse, vol. 69, petizione del marchese di San Giorgio
per denunciare gli abusi del capitano Aguerra, 13.07.1638.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)