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                provincia ricevette l’ordine dal viceré di riscuotere 10.000 ducati «in
                potere del procuratore Bartolomeo D’Aquino» , ovvero per ripagare il
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                finanziere della somma anticipata alla monarchia.
                   Una esigenza di denaro talmente pressante da non potersi arrestare
                nemmeno dinanzi a una catastrofe naturale si può spiegare solo se
                contestualizzata. Il Regno di Napoli in effetti era inserito nel più ampio
                organismo politico della monarchia spagnola. Tale appartenenza non
                era priva di significato e di conseguenze, poiché Napoli doveva portare
                il proprio contributo alla gestione dell’interesse collettivo. Rispetto ad
                altri territori che si erano abilmente sottratti, il suo onere contributivo
                era secondo solo alla Castiglia . Questa politica di ineguale riparti-
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                zione fiscale subiva delle modifiche a seconda dello scenario interna-
                zionale con cui la corona spagnola si confrontava. In virtù di ciò, ap-
                pare più chiaro come il 1638 fosse un anno particolarmente critico per
                il Regno di Napoli. In quel tempo, infatti, la Spagna era impegnata a
                difendere la frontiera dei suoi domini italiani, il ducato di Milano, dalle
                mire espansionistiche degli altri Stati europei. I mezzi per la difesa,
                denaro e uomini, erano in gran parte forniti dal Regno di Napoli e gli
                anni del governo del viceré duca di Medina de las Torres furono quelli
                in cui la contribuzione raggiunse il suo apice . Peraltro egli si mostrò
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                consapevole del peso che questo sforzo comportava per il Regno e, pur
                assolvendo ai propri doveri, cercò di ridurre quelli che riteneva sforzi
                eccessivi. In particolare tentò di riorganizzare il sistema di riscossione,
                progettando l’abolizione di alcune gabelle e la creazione di un catasto;
                un piano che rimase quasi del tutto inapplicato .
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                   Per assicurarsi il successo nella riscossione delle imposte, gli agenti
                erano  accompagnati  da  soldati.  La  presenza  delle  soldatesche  spa-
                gnole in Calabria, mandate sia per assistere alla riscossione, sia per
                continuare il reclutamento di uomini, è ben documentata a causa delle
                prepotenze cui la popolazione venne sottoposta. Il 13 luglio il marchese
                di San Giorgio inviò una supplica al viceré spiegando che il capitano
                Aguerra, col pretesto di difendere la zona da possibili attacchi dei tur-
                chi, si era stabilito nel suo feudo e causava continui danni . Inoltre
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                   60  Asna, Segr. Vic., Scritture diverse, vol. 70, relazione del preside di Cosenza sulla
                riscossione fiscale dei suoi agenti nella provincia, 05.08.1638. Su Bartolomeo D’Aquino
                si veda A. Musi, Finanze e politica nella Napoli del '600: Bartolomeo d'Aquino, Guida,
                Napoli, 1976; inoltre i riferimenti in R. Villari, Un sogno di libertà: Napoli nel declino di
                un impero 1585-1648, Mondadori, Milano, 2012, pp. 214-217.
                   61  A. Calabria, The cost of Empire: the finances of the Kingdom of Naples in the time
                of Spanish rule, Cambridge University Press, Cambridge, 1991, in particolare cap. 2.
                   62  R. Villari, Un sogno di libertà cit., in particolare p. 259.
                   63  Ivi, pp. 266-267.
                   64  Asna, Segr. Vic., Scritture diverse, vol. 69, petizione del marchese di San Giorgio
                per denunciare gli abusi del capitano Aguerra, 13.07.1638.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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