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                Preso atto del problema, la Sommaria incaricava gli organismi provin-
                ciali, Percettori e Presidi di Udienza di prendere informazioni dettagliate.
                Le loro relazioni tornavano al centro e venivano ridiscusse.
                   Dopo un evento traumatico, hanno sostenuto i sociologi, il bisogno
                di scambiarsi informazioni è urgente. Gli uomini vogliono comunicare
                sia per uno scopo pratico, ovvero per la necessità di far fronte all’emer-
                genza, sia per comprendere il trauma e lentamente metabolizzarlo. Lo
                scambio di informazioni cui abbiamo assistito qui era però operato per
                uno scopo prettamente politico. Infatti la conoscenza accumulata era
                il fondamento di provvedimenti presi in seguito. Notevole per esempio
                è il caso della creazione di rubriche in cui distinguere i luoghi colpiti
                per intensità dei danni, visto sia per la Calabria nel 1638, sia per il
                Sannio nel 1688.
                   Possiamo concludere che esistesse una procedura codificata per af-
                frontare l’emergenza? Sebbene non vi fosse un vero e proprio proto-
                collo, certamente la reazione delle autorità nei sei casi studiati ha mo-
                strato  notevoli  elementi  ricorrenti:  la  raccolta  di  informazioni  come
                dato costante e come pilastro dell’acquisizione di consapevolezza sul
                problema; l’intervento congiunto dei massimi organi del governo cen-
                trale e di quelli locali; la nomina di un inviato straordinario da man-
                dare sul luogo, accertata almeno nei sismi del 1638, 1659, 1688.
                   Infine quanto emerso in queste pagine ci induce a riconsiderare la
                svolta che tradizionalmente è stata attribuita ai terremoti di Lisbona
                (1755)  e  di  Reggio  Calabria-Messina  (1783).  Essa  non  consisterebbe
                nell’organizzazione di una politica di risposta all’emergenza, elemento
                di per sé già presente nei sismi qui analizzati; piuttosto sarebbe da ri-
                cercarsi nella accresciuta mole di risorse economiche, culturali, umane
                impiegate per far fronte all’emergenza nell’ambito del nuovo orizzonte
                culturale e politico in cui le monarchie del XVIII secolo si mossero. Se-
                condo i principi illuministici di rinnovamento della società, concretizzati
                nella volontà di riforma dei sovrani, il terremoto non sarebbe più stato
                solo un evento distruttivo, i cui effetti andavano rapidamente annullati,
                sforzandosi di riportare la vita delle comunità alle condizioni precedenti
                il disastro: la distruzione causata dal terremoto sarebbe divenuta ora
                l’occasione per costruire dalle macerie un mondo migliore 119 .



                   119  A tale proposito si vedano i documenti prodotti da uomini di governo, scienziati
                e filosofi pubblicati in A. Placanica, L’Iliade funesta: storia del terremoto calabro-messi-
                nese del 1783, Casa del libro, Roma-Reggio Calabria, 1982. Le loro riflessioni possono
                essere considerate come il frutto di istanze di riforma maturate nei vent’anni precedenti,
                cfr. A.M. Rao, La Calabria nel Settecento, in A. Placanica (a cura di), Storia della Calabria
                moderna e contemporanea, Gangemi, Roma, 1992, vol. 1, pp. 303-410, p. 370-371. Bi-
                sogna ricordare peraltro che questo episodio è considerato il più chiaro esempio di fal-
                limento delle intenzioni riformatrici della monarchia borbonica, cfr. ivi, p. 379.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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