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184 Alessandro Tuccillo
convenienza delle istituzioni, che coltivavano un rapporto fiduciario
con i cittadini e ricavavano ingenti introiti per l’erario; dall’altro lato,
l’esperienza diffusa delle piccole vincite (estratto e ambo) e la ragione-
vole aspirazione a vincere somme maggiori. Il sogno di centrare il
terno, il premio più alto e improbabile, alimentava il piacere del gioco,
non era la cifra essenziale del rapporto tra i napoletani e il lotto .
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Il resoconto della riunione del Consejo de Estado dal quale si sono
prese le mosse s’inscrive nella fase aurorale di questi processi, quando
nel 1682 a Napoli si passò dalle beneficiate simili alle lotterie ‘olan-
desi’, gestite da privati titolari di singole licenze, alla beneficiata assi-
milabile al ‘lotto all’uso di Genova’, arrendamento amministrato dalla
Regia Camera della Sommaria. L’introduzione del nuovo tipo di gioco
è strettamente legata alla congiuntura politico-economica del tempo:
il contributo del Regno di Napoli alla repressione della rivolta di Mes-
sina (1674-1678) e alla guerra contro la Francia. Dei circa quindici
milioni di ducati impiegati dalla Corona, circa sette erano usciti dalle
casse napoletane. Dopo la guerra, da Madrid continuarono le richieste
straordinarie: per il matrimonio di Carlo II, per il sostegno delle truppe
in Lombardia e per finanziare ambasciate. Il bilancio ne uscì disse-
stato. Ci furono difficoltà concrete finanche a corrispondere il soldo ai
militari di stanza in città. Nel 1682, la beneficiata rappresentò quindi
per il viceré marqués de Los Vélez un argine a questi problemi. L’en-
trata era rilevante per l’erario, e fu infatti mantenuta dai suoi succes-
sori alla carica vicereale: il marqués del Carpio, il principe di Paliano
e il conde de Santiesteban . Nel 1688 ci fu però una brusca interru-
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zione a causa di un violento terremoto che sconvolse il Regno e la città
di Napoli. Dopo solo due delle quattro estrazioni che l’arrendatore
avrebbe potuto organizzare, la beneficiata fu dapprima sospesa e poi
abolita. Il lotto sarebbe stato ripristinato soltanto nel 1712, con il Re-
gno sotto la dominazione austriaca, per poi passare alla gestione di-
retta da parte dello Stato dal 1735, poco dopo l’insediamento sul trono
di Carlo di Borbone.
7 P. Macry, Giocare la vita. Storia del lotto a Napoli tra Sette e Ottocento, Donzelli,
Roma, 1997. Cfr. anche Id., Il lotto fra emozioni e mercato (Napoli, XVIII-XIX secolo), in
G. Imbucci (a cura di), Il gioco pubblico in Italia. Storia, cultura e mercato, Marsilio, Ve-
nezia, 1999, pp. 45-56.
8 Per l’amministrazione vicereale e, più in generale, per la storia del Regno di Napoli
all’interno della Monarchia ispanica durante la seconda metà del XVII secolo, cfr. G.
Galasso, Napoli spagnola dopo Masaniello. Politica, cultura, società, Sansoni, Firenze,
1982, 2 voll. Sulla rivolta di Messina e le sue conseguenze, cfr. ivi, I, pp. 179-236; L.
Ribot, La rivolta antispagnola di Messina. Cause e antecedenti (1591-1674), Rubbettino,
Soveria Mannelli, 2011 (ed. or. 1982); S. Barbagallo, La guerra di Messina 1674-1678.
“Chi protegge li ribelli d’altri principi, invita i propri a’ ribellarsi”, Guida, Napoli, 2016.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)