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Abolire il gioco per placare l'ira divina 187
punizione non riguardasse la «salute eterna de’ suoi fedeli» e che fosse
stata «così spaventos[a] per imprimer negli animi col terrore la consi-
derazione dell’abominazioni colle quali s’offende, ed irrita, onde cia-
scuno si ravveda, e rimettendosi nel buon camino implori, e meriti
Pietà, e Clemenza» .
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Anche la pubblicistica coeva attesta il fervore religioso, il terrore di
morire in dannazione e la contrizione con la quale il popolo napoletano
implorava l’attenuazione dell’ira divina. Per soddisfare la curiosità dei
lettori su un evento eccezionale e ‘meraviglioso’ come una catastrofe
(parola che già nel XVII secolo cominciò ad essere risemantizzata per
indicare un disastro causato da una calamità ambientale ), comin-
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ciarono subito a essere pubblicate vere relazioni, componimenti poetici
e brevi racconti, che proiettarono a vasto raggio le notizie sui danni
subiti dalla città, sulle reazioni popolari, sugli interventi delle autorità
politiche e religiose (del viceré Santiesteban e dell’arcivescovo Pigna-
telli). Autorità che sorvegliarono e orientarono in loro favore i contenuti
di questi testi di larghissima circolazione . Tra i primi ad essere stam-
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pati, e a godere di una certa fiducia in termini di attendibilità, ci fu la
Vera, e distinta relatione dell’horribile, e spaventoso terremoto accaduto
in Napoli, & in più parti del Regno il giorno 5 giugno 1688, edita a Napoli
da Domenico Antonio Parrino. L’orrore e lo spavento erano determinati
dalle conseguenze materiali del sisma, ma era il tema del castigo di-
vino a strutturare l’impianto interpretativo:
Fu tale il terrore impresso ne’ cuori de’ cittadini, che pensando fusse questo
l’ultimo giorno del viver loro si confessavano publicamente: altri caminando
per la città gridavano ad alta voce, misericordia. I Religiosi usciti con le mis-
sioni esortavano i popoli al pentimento delle proprie colpe. Ma quello che mag-
giormente muoveva compassione, era il vedere un numero infinito di zitelle
scapigliate, che andavano per le strade in processione piangenti (facendo
l’istesso gl’huomini e figliuoli ricoperti di cenere, e pesanti croci) procurando
15 Aav, Segreteria di Stato, Napoli, 340, Cybo a Muti, Roma, 12 giugno 1688, cc.
122v-123r.
16 Cfr. F. Montuori, Voices of the “totale eccidio”: On the Lexicon of Earthquakes in
the Kingdom (1456-1784), in D. Cecere, C. De Caprio, L. Gianfrancesco, P. Palmieri
(eds.), Disaster Narratives in Early Modern Naples. Politics, Communication and Culture,
Viella, Roma, 2018, pp. 41-72.
17 Cfr. D. Cecere, Informare e stupire. Racconti di calamità nella Napoli del XVII secolo,
in A. Tortora, D. Cassano, S. Cocco (a cura di), L’Europa moderna e l’antico Vesuvio.
Sull’identità scientifica italica tra i secoli XVII e XVIII, Atti del Seminario internazionale
di studi (Fisciano, 15 settembre 2015), Laveglia & Carlone, Battipaglia, 2017, pp. 63-
77; Id., Moralising Pamphlets: Calamities, Information and Propaganda in Seventeenth-
Century Naples, in D. Cecere, C. De Caprio, L. Gianfrancesco, P. Palmieri (eds.), Disaster
Narratives in Early Modern Naples cit., pp. 129-145.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)