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                a Napoli, Giovanni Muti Papazzurri, rivolgeva queste parole al segre-
                tario di Stato pontificio, il cardinale Alderano Cybo-Malaspina:

                   Hoggi in le venti hore si è fatto sentire in questa città il terremoto, quale
                benché habbia poco durato sento nondimeno, che ha qui fatto gran danni, fra’
                quali il massimo credo quello seguito nella chiesa del Giesù nuovo […]. Si
                discorre del patimento di altre, di palazzi, e case […]. Per la Dio grazia questo
                della  Nunziatura  non  ha  havuto  danno,  se  non  che  per  l’universale  scoti-
                mento, è caduto qualche piccolo calcinaccio. Stimasi esservi morta della gente,
                e di alcuni n’ho inteso, non havendo in questo punto altre particolarità. Le
                genti si raccomandano al Signore, e si sono subito fatte, e si fanno delle con-
                fessioni 12 .

                   Tre  giorni  dopo,  l’8  giugno,  il  nunzio  forniva  ulteriori  dettagli.
                Grande risalto era dato alle manifestazioni religiose dei napoletani in
                preda al panico. Il racconto di Muti lasciava trapelare un tono di com-
                piacimento: «Si fanno publiche, e private orazioni, vedonsi alla gior-
                nata continue processioni, anche con discipline e segni di humiliatione
                e  penitenza,  sentendo  con  quest’occasione  essersi  confessata  gran
                gente, e fatte delle communioni, e si dice anche di quelli, che da molto
                tempo non l’havevano fatto» . Descrizioni dello stesso tenore erano
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                giunte al cardinale Cybo anche da altri corrispondenti. L’arcivescovo
                di Napoli Antonio Pignatelli (il futuro Innocenzo XII) gli aveva scritto
                che «lo spavento è stato grande, et universale à segno che i confessori
                per moltissimi che siano non possono assistere à dar sodisfazione al
                popolo che corre impetuosamente à confessarsi» .
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                   Il segretario di Stato informò Innocenzo XI, e non tardò a inviare
                un’accorata lettera al nunzio: «Le notizie delle rovine, e mortalità ca-
                gionate […] dalla vehemenza del Terremoto» avevano «recato un sensi-
                bilissimo dispiacere all’animo Paterno» del pontefice, che desiderava e
                pregava sempre per la «felicità» di «tutto il cristianesimo». Non avrebbe
                quindi mai voluto «sentire in parte alcuna della Chiesa Cattolica lo
                scarico di si gravi flagelli dell’indignazione divina massimamente con-
                siderandovi oppressi da una morte improvvisa assai pericolosa per le
                hanime». «Sua Santità» auspicava che la «misericordia» avesse «mode-
                rato  il  colpo»  del  «Braccio  irato  di  Dio».  La  speranza  era  che  la


                   12  Aav, Segreteria di Stato, Napoli, 103, Muti a Cybo, Napoli, 5 giugno 1688, cc.
                420r-420v. Per il profilo biografico del cardinale Cybo, segretario di Stato di Innocenzo
                XI dal 1676 al 1689, cfr. E. Stumpo, Cibo, Alderano, in Dizionario biografico degli italiani,
                25, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma, 1981, ad vocem.
                   13  Aav, Segreteria di Stato, Napoli, 103, Muti a Cybo, Napoli, 8 giugno 1688, cc.
                431r-431v.
                   14  Aav, Segreteria di Stato, Cardinali, 52, Pignatelli a Cybo, Napoli, 5 giugno 1688,
                cc. 173r-174r.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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