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«Canape», «Cotoni» e «Lane» nel bilancio di commercio dello stato di Milano del 1778 211
Serenissima ne proibì, infatti, l’importazione per avvantaggiare analo-
ghe manifatture localizzate nel Bresciano .
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Infine, la lana e i prodotti del lanificio, un insieme nel quale nel
bilancio del ’78 furono inseriti anche i dati relativi ai peli di diversi
animali utilizzati per la realizzazione di manufatti ; l’insieme al quale,
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dopo i quadrupedi, alla fine degli anni settanta del Settecento era im-
putabile la maggiore passività commerciale dello Stato di Milano . In-
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fatti, come è noto, il lanificio lombardo, fiorente nell’Età di mezzo,
aveva perso progressivamente di competitività non soltanto sul mer-
cato internazionale, ma anche all’interno del Ducato, dove nella se-
conda metà del XVIII secolo trovavano largo smercio prodotti realizzati
oltralpe e nei territori confinanti della Repubblica di Venezia .
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Scorza, nel commento ai dati emersi dallo spoglio dei registri doga-
nali del 1778, dimostrò di essere ottimista nei confronti della possibi-
lità di ripresa delle produzioni «ch’esig[eva]no lana dozzinale», un ri-
sultato al quale – a suo giudizio – si sarebbe giunti attraverso un in-
tervento di supporto da parte dello Stato. Un sostegno, quello gover-
nativo, che secondo Scorza sarebbe stato bene indirizzato, perché ri-
volto a manifatture per lo più localizzate nelle campagne, dove il costo
della vita, inferiore a quello delle città, incideva positivamente sul co-
sto del lavoro e quindi sul prezzo di beni di «consumo sicuro e riguar-
devole», perché destinati «ad ogni classe del popolo». Al contrario, non
prevedeva alcuna rinnovata vitalità per il lanificio cittadino, ridotto al-
lora a cinque ditte (quattro attive a Milano e una a Como), soprattutto
per l’elevato costo della manodopera . Si sbagliava; nel panorama del
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decadente lanificio lombardo fu proprio un’impresa cittadina, il ditta
Guaita di Como, a registrare «una certa ripresa» allo scadere del Set-
tecento .
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Riflessioni, quelle di Scorza, di certo non raffinate come l’analisi
compiuta su un precedente bilancio di commercio da un uomo di
11 Ivi, pp. 100-101, pagine dalle quali sono tratte anche le citazioni; A. Moioli, Assetti
manifatturieri cit., pp. 100-101; L. Mocarelli, Le “industrie” bresciane nel Settecento,
Cuesp, Milano, 1985, pp. 130-131.
12 Vds, p. 143 e Ece.
13 «Bilancio del Commercio Politico dello Stato di Milano in tre Prospetti …» (ivi).
14 P. Verri, Considerazioni sul commercio dello Stato di Milano, in Opv, pp. 208-209,
§ 19.
15 Il commento di Scorza ai dati emersi nel bilancio di commercio del 1778 relativa-
mente all’insieme «lana e peli» è pubblicato in Vds, pp. 134-145, citazioni a p. 145.
16 Sul lanificio Guaita nel XVIII secolo: A. Cova, L’alternativa manifatturiera, in S.
Zaninelli (a cura di), Da un sistema agricolo a un sistema industriale: il Comasco dal
Settecento al Novecento, vol. I: Il difficile equilibrio agricolo-manifatturiero (1750-1814),
Camera di Commercio, Industria e Agricoltura di Como, Como, 1987, pp. 205-224; A.
Moioli, Assetti manifatturieri cit., pp. 94-95, citazione a p. 95.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)