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                   L’attività economica degli individui era così inglobata nella sfera di
                competenza  del  sovrano  e  l’economia  politica  diveniva  strumentale
                all’affermazione della monarchia. In una fase di intensificazione degli
                scambi commerciali e di consolidamento delle strutture di mercato, la
                legittimazione dell’attività economica, ma anche l’impulso a essa, pro-
                cedeva direttamente dal potere politico. Il sistema economico non si
                costituiva  come  autonomo  rispetto  al  potere  statale,  come  risultato
                della progressiva affermazione nella società di nuovi valori economici,
                ma piuttosto si consolidava nel quadro del rafforzamento della monar-
                chia assoluta, di una nuova concezione del bene pubblico e di una
                nuova arte di governo.
                   Nel Conseiller d’Estat la discussione propriamente economica, esito
                della sovrapposizione e rielaborazione di una molteplicità di fonti e let-
                ture, sebbene mai esplicitate, finiva per configurarsi come una sorta
                di vero e proprio compendio delle idee economiche dell’epoca. L’opera,
                uscita dopo la pubblicazione del Traicté de l’œconomie politique, ma
                redatta in larga parte precedentemente, come sembra peraltro provare
                la  mancanza  di  un’influenza  diretta  dello  scritto  di  Montchrestien
                (mentre numerosi sono i richiami, seppur mai espliciti, alle idee di Bo-
                din, Botero e Laffemas), assume allora un valore di primo piano per la
                ricostruzione del patrimonio di cultura economica che circolò tra fine
                Cinquecento e inizio Seicento . Le fonti della ricchezza erano indivi-
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                duate,  a  partire  da  una  tripartizione  tradizionale,  nell’agricoltura,
                nella manifattura e nel commercio. Tuttavia la percezione dell’avviarsi
                di un mutamento profondo della struttura delle relazioni economico-
                internazionali, e del progressivo affermarsi di un sistema nel quale gli
                stati territoriali diventavano agenti commerciali, fece del commercio,
                soprattutto del commercio internazionale, il cuore della riflessione sui
                temi economici. In linea con le politiche economiche avviate già da En-
                rico IV e poi rilanciate da Luigi XIII, il commercio era interpretato e
                presentato come risorsa principale per l’accrescimento della ricchezza
                del paese, ma anche e soprattutto come fattore di potenza della na-
                zione, tra le coordinare di un abbozzo di progetto di espansionismo
                imperiale e commerciale. Questa riflessione di valorizzazione del com-
                mercio internazionale, che si legava anche alla piena legittimazione



                   26  A. de Montchrétien, Traicté de l’œconomie politique, dédié au Roy et à la reyne mère
                du Roy, par Antoyne de Montchrestien, sieur de Vateville, Jean Osmont dans la Court
                du  Palais,  Rouen,  1615.  Cfr.  A.  Guery  L’honneur et le profit. Économie du pouvoir et
                économie de la richesse chez Montchrestien cit.; J. Maucourant, Souveraineté et économie
                selon Montchrestien et Cantillon, in A. Guery (a cura di), Montchrestien et Cantillon: Le
                commerce et l’émergence d’une pensée économique cit., pp. 373-415. Su questi temi si
                veda anche J.-C. Perrot, Une histoire intellectuelle de l’économie politique, XVIIe-XVIIIe
                siècle, EHESS, Paris, 1992.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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