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                4. I positanesi e la loro presenza in Sicilia

                   Lʼinserimento dei positanesi nei mercati dellʼisola fu capillare, ma
                non avvenne senza contrasti con i negozianti siciliani, che più volte
                fecero ricorso al Tribunale del Real Patrimonio, per impedire che essi
                potessero effettuare direttamente il trasporto e la vendita al minuto e
                allʼingrosso nei diversi paesi. Non a caso, nel 1763, dovette intervenire
                il re per confermare «le Sovrane determinazioni prese negli anni 1735
                e 1737, confirmate e fattesi eseguir poi nel 1760 […] nellʼintelligenza
                che […] dovranno esser mantenuti li Positanesi, ed altri di questo Re-
                gno [di Napoli] in quellʼantica libertà di vendere a minuto, ed allʼin-
                grosso, secondo il primo decreto del Tribunale del Patrimonio fu ad
                essi loro permesso» .
                                   55
                   È stato rilevato da Francesco Benigno che «i mercanti pannieri del
                Regno  di  Sicilia  avevano  ottenuto  una  sentenza  del  Tribunale  del
                Concistoro (14 marzo 1761) che riservava esclusivamente [ad essi] la
                vendita al minuto» . Lʼopposizione e lʼostruzionismo dei «mercadanti
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                siciliani» non si attenuava neppure quando ai positanesi veniva rico-
                nosciuto il privilegio di cittadinanza. Dʼaltronde, i negozianti locali
                ben sapevano che i tempi lunghi dei processi decisori delle magistra-
                ture, cui si rivolgevano strumentalmente per bloccare lʼattività dei
                ʻregnicoliʼ del Napoletano, erano già sufficienti a danneggiare i con-
                correnti.

                   Perciò con le lagrime agl’occhi ‒ scrivevano in una supplica alcuni posita-
                nesi ‒ postrati [sic] a Pie’ del Real Trono di Vostra Maestà la pregano con tutto
                l’intimo del loro Cuore volersi degnare di ordinare al sudetto Viceré, che do-
                vesse con tutta la esattezza possibile di fare eseguire i privileggj d’essi Suppli-
                canti, acciocché possano essi vendere la sudetta mercanzia immessa, e per
                essi i loro giovani di Bottega per poter pagare i loro Creditori, giacché non è
                giustizia, che i poveri supplicanti siano così malamente trattati da’ Mercadanti
                Siciliani, dopo di aver acquistato il privileggio della Cittadinanza, e dopo d’aver
                immesso in quel Regno da circa docati 100000 di panni .
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                   I  negozianti  positanesi  Felice  Montuoro  e  Matteo  Di  Martino  si
                erano  stabiliti  rispettivamente  a  Licata  (dal  1755)  e  a  Girgenti  (dal


                   55  Asp, Rsi, b. 2822, doc. 28, lettera al viceré marchese Fogliani a firma del segretario
                di Stato di Azienda e Commercio, Juan Asenzio de Goyzueta, Napoli, 13-1-1763; sugli
                assetti delle segreterie di stato del primo periodo borbonico cfr. C. Salvati, LʼAzienda e
                le altre segreterie di stato durante il primo periodo borbonico (1734-1806), «Rassegna degli
                archivi di Stato», Roma, 1962, quaderno n. 14, p. 15.
                   56  F. Benigno, Ultra Pharum. Famiglie, commerci e territori nel Meridione moderno,
                Donzelli, Roma, 2001, pp. 81.
                   57  Asp, Gpc, b. 160, supplica al re dei negozianti positanesi Felice Montuoro e Matteo
                Di Martino, 12-3-1768.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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