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I mercanti della «nazione napolitana» a Palermo nel Settecento   415


                    possono leggere in ordine decrescente le principali voci delle importa-
                    zioni: i prodotti tessili (panni, telerie, velluti, indiane, ecc.) che rappre-
                    sentavano il 42,8% del totale, seguiti da droghe, generi coloniali, cacao
                    e  caffè  (11,2%),  chincaglierie,  mode  e  galanterie  (10,5%),  zuccheri
                    (6,5%), tabacchi (5,8%), piombo, stagno, ferro (4,1%), cuoi in pelo e
                    conci  (3,4%),  argenti,  diamanti  e  preziosi  (2,7%),  catrame  e  pece
                    (1,6%), ecc., per un totale di 963.825 onze.
                       Sul versante opposto, il valore preponderante era dato dalle espor-
                    tazioni di cereali e di legumi (41,4%), cui seguivano le estrazioni di
                    balle di seta (16,6%), olio di oliva (8,6%), ceneri di soda (4,5%), manna
                    (4,2%), vini (3,9%), limoni e arance (2,7%), tonno e acciughe salate
                    (2,1%)  nocciole,  olio  di  lino  e  zolfo  (rispettivamente  1,6%),  carrube
                    (1,21%), liquirizia, cantaridi, mandorle, fichi secchi, uva passa e pi-
                    stacchi (nel complesso 1,02%), ecc., per un totale di 1.927.170 onze.
                    Il considerevole saldo attivo della bilancia era condizionato dalle espor-
                    tazioni di grani e orzi ‒ poco meno di 800 mila onze in valore assoluto
                    ‒ che, va sottolineato, erano soggette a diritti («tratte») non contabiliz-
                    zati come introiti delle secrezie siciliane, ma del maestro portolano. Il
                    valore delle importazioni, invece, risultava molto sottostimato rispetto
                    allʼeffettivo, a causa del contrabbando che si praticava su larga scala:

                       I contrabbandi nelle immissioni in Sicilia sono molto più considerabili di
                    quelli che possono farsi nelle esportazioni. Questo riflesso è sul volume, e il
                    valore delle merci. Tutto ciò che la Sicilia può estrarre per formare un oggetto
                    di conseguenza dev’esser d’un gran volume. I grani, gli olii, lo zolfo, i vini, la
                    manna, la seta stessa, non possono asportarsi che in sacchi, in botti, in casse,
                    in balle, tutte cose difficili a trasportarsi, e a nascondersi. Ma non è così delle
                    mercanzie forestiere. Una piccolissima scatola di brillanti, ed altri gioielli, di
                    orivoli, di mode ed altri effetti preziosi: un mediocrissimo pacchettino di calze
                    di Seta, ma che ne contiene delle centinaja di dozzine ec., sono cose tutte di
                    piccolo volume, ma di grandissimo prezzo. Tutto ciò dunque ci porta a dover
                    conchiudere ragionevolmente, che l’apparente guadagno, che mostra la Sicilia,
                    nelle vendite sopra le sue compre, viene assorbito in gran parte dalle furtive
                    immissioni 92 .

                       Ad ogni modo, le percentuali evidenziate danno la rappresentazione
                    sintetica di unʼeconomia siciliana che manteneva il suo punto di forza
                    nell’agricoltura e che si caratterizzava per il consistente afflusso di pro-
                    dotti dell’industria laniera e cotoniera straniera . Lʼanalisi di Scrofani
                                                                  93
                    mantiene la sua validità anche con riferimento al periodo successivo a
                    quello  da  lui  considerato  e,  di  fatto,  lʼarticolazione  della  bilancia


                       92  Ivi, p. 53.
                       93  M. DʼAngelo, R. Lentini, M. Saija (a cura di), Il «decennio inglese» 1806-1815 in
                    Sicilia cit.


                                                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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