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I mercanti della «nazione napolitana» a Palermo nel Settecento 419
questo genere specifico. Naturalmente, è più realistico considerare che
la misura delle percentuali dei diritti doganali effettivamente applicati
si collocasse non solo ai due estremi, ma anche nella fascia intermedia
tra 6,5 e 9,9%. Per esempio, i dazi sulle importazioni dei generi co-
loniali e del legname, commercializzati dai ʻregnicoliʼ calabresi,
erano fissati entrambi allʼ1% e si sommavano ai due principali ‒ di
dogana e di immissione, comportando, così, un onere complessivo
del 7,5% sul valore delle merci in questione 105 . Quindi, le percen-
tuali minima (21%) e massima (32,1%) di Fig. 3, riferite al 1795-
1796, rappresentano i due livelli-soglia che delimitano quanto ver-
sato dai «napolitani», al netto di altri oneri di difficile apprezzamento
(per esempio, i diritti spettanti ai canniatori, che generavano costi
aggiuntivi); ma, soprattutto, indicano che lʼimporto complessivo pa-
gato rappresentava da poco più di 1/5 a poco meno di 1/3 del totale
105 «Le Droghe, ed Aromi pagano l’un per cento. I Palermitani, Messinesi e Liparoti
pagano il mezzo per cento ne detti generi», Asp, Sec, vol. 2013, «Istruzioni del Diparti-
mento delle Dogane di Palermo fatte dal Regio Visitatore D.r Don Giovanni Battista Sca-
glia coll’intelligenza del Regio Segreto Amministratore», c. 45r, databile 1801-1802.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)