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440 Luca Lavarino
1. Bassa redditività delle vigne e produzione vinicola qualitativa-
mente insufficiente .
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Nonostante la rilevanza dell’industria vinicola e una produzione
media annua di 3.520.000 ettolitri di vino, con un guadagno di 8 lire
per ettolitro, l’export sabaudo di tale ramo del commercio precipitava
ai soli 143.286,80 ettolitri valutati 12 lire per ettolitro, per un totale di
1.718.841,60 lire introitate dallo smercio estero contro le ben più cor-
pose 28.160.000 lire provenienti dal consumo interno. Il reddito netto
di una giornata di vigne non era infatti sufficientemente elevato da
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poter garantire una fruttuosa esportazione all’estero.
Delle 240 lire ricavate in media da una giornata di vigne, 30 ettolitri
del valore di circa 8 lire cadauno, soltanto un terzo rimaneva al pa-
drone; oltre alle spese di coltivazione e gli interessi del capitale impie-
gato nel piantare la vigna già dedotti (capitale che rimaneva infruttifero
per almeno tre anni), da queste 80 lire bisognava ulteriormente sot-
trarre l’importo delle imposizioni pubbliche, le spese per i cantinieri
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e per gli operai impegnati nella produzione del vino, le spese per la
conservazione del medesimo, il consumo di vino dal tempo della svi-
natura a quello della vendita, l’interesse del capitale impiegato nella
costruzione delle cantine, dei vasi vinari e degli utensili atti alla fab-
bricazione del vino, le spese di manutenzione dei medesimi e gli even-
tuali danni causati dalla grandine, il tutto per un valore di 36 lire
all’anno (1.20 lire per ettolitro) che riducevano il reddito netto a 44
lire. Infine, il valore aggiunto dalle vinacce vendibili per realizzare l’ac-
quavite, ovvero 3.60 lire (12 centesimi per ettolitro), portava il reddito
netto a 47.60 lire .
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Assieme allo scarso reddito per ogni giornata di terreno, che non
consentiva al produttore di effettuare vantaggiose spedizioni fuori-
porta, andava poi considerato il problema della qualità del prodotto. I
seppur buoni vini piemontesi delle Langhe, dell’Astigiano, del
60 Nonostante la progressiva tendenza ottocentesca alla crescita delle superfici vi-
tate, la produzione vinicola piemontese rimase infatti essenzialmente finalizzata all’au-
toconsumo per tutta la prima metà del XIX secolo. F. Larcher, P. Gullino, C. Tosco, Il
paesaggio rurale e le trasformazioni agronomiche, in S. Montaldo (a cura di), Il Risorgi-
mento nell’Astigiano nel Monferrato e nelle Langhe, Cassa di Risparmio di Asti, Asti,
2010, pp. 79-84.
61 Una giornata piemontese, antica unità di misura di superficie, equivaleva gene-
ralmente a 3.810 mq.
62 I cantinieri erano responsabili del processo di vinificazione e delle fasi di fermen-
tazione e di invecchiamento del vino in cantina.
63 P. di Prasco, Sul miglioramento dei vini del Piemonte, in R. Ragazzoni (a cura di),
Repertorio d’agricoltura e di scienze economiche ed industriali, vol. IV, Tip. Speirani e
Ferrero, Torino, 1846, pp. 45-47.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)