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448 Fabrizio La Manna
zolfo, il cui sfruttamento nella maggior parte dei casi replicò i metodi,
i sistemi e i vizi di un’agricoltura connotata da contratti di affitto
angarici e di breve durata, da scarsissimi investimenti e da un’insuf-
ficiente competenza tecnica, in cui la riduzione del rischio di im-
presa, o le conseguenze delle inevitabili fluttuazioni di mercato,
erano fatte gravare sulla massa dei lavoratori: «L’economia dello zolfo
riprende i caratteri di quella del grano anche nei tipi di contratto
posti in essere per la produzione e la commercializzazione del mine-
rale. [Inoltre], identica è la tipologia contrattuale che lega proprietari
e affittuari dei campi di grano e delle miniere» . Simili presupposti,
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ovviamente, costituivano gravi tare che non consentivano di attivare
tutte quelle misure necessarie per poter sfruttare al meglio, o quan-
tomeno in maniera razionale, quell’enorme ricchezza che giaceva an-
cora sepolta.
Questo stato di cose induceva l’anonimo autore di un acuto inter-
vento sui nuovi provvedimenti per la industria e lo spaccio del solfo ,
apparso agli inizi degli anni Trenta sugli «Annali civili del Regno delle
Due Sicilie», a formulare ironicamente la seguente domanda: «Ora il
primo pensiero che dee ricorrere alla mente di chi legge, è come mai i
padroni delle solfatare in Sicilia non sieno di già ricchi oltremodo?» ;
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fornendo questa risposta beffarda: «Di essi avveniva come di certe no-
bili ed antiche famiglie, le quali gloriose d’un nome chiaro nella storia,
e col possesso di grandi facoltà, si avvisarono abbandonare ad altri
ogni cura delle loro ricchezze; e queste scemando d’anno in anno,
senza che punto scemassero il fasto e i bisogni della casa: di breve
tempo agli antichi Signori non rimase che il tardo pentimento» . In-
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fatti, così come era avvenuto per la terra, che solo in parte si trasferì
lungo un asse verticale (dalla nobiltà alla classe dei civili) , in maniera
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analoga anche quei fondi al di sotto dei quali si trovavano i bacini zol-
fiferi rimasero per lo più nelle disponibilità delle grandi famiglie
Giarrizzo, Morano, Napoli, 1990, pp. 221-231; M. Rizza, La rescissione delle soggioga-
zioni in forza del decreto 10 febbraio 1824. Primi risultati di una indagine archivistica,
«Archivio Storico Siciliano», s. IV, VII (1981), pp. 297-329.
12 A. Blando, Da un “monopolio naturale” all’altro: il grano e lo zolfo siciliano, in B.
Salvemini (a cura di), Lo spazio tirrenico nella “grande trasformazione”. Merci, uomini e
istituzioni nel Settecento e nel primo Ottocento, Edipuglia, Bari, 2009, p. 28.
13 Delle Solfatare in Sicilia e de’ nuovi provvedimenti per la industria e lo spaccio del
solfo, «Annali civili del Regno delle Due Sicilie», XVIII (1838), p. 27.
14 Ibidem.
15 «Le assegnazioni forzose condussero […] ad una vasta redistribuzione della terra,
che rimase però in gran parte circoscritta nell’ambito delle vecchie classi proprietarie,
pur favorendone in modo particolare due settori, come la Chiesa e, entro certi limiti più
ristretti, la nobiltà minore o provinciale», R. Romeo, Il Risorgimento in Sicilia, Laterza,
Roma-Bari 2001 4 . Cfr. A. De Francesco, Il giovane Romeo alla ricerca del Risorgimento
in Sicilia, «Mediterranea. Ricerche storiche», 11 (2007), pp. 517-544.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)