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450 Fabrizio La Manna
per via della concentrazione dei vari organismi amministrativi, giudi-
ziari e di governo, tutti gli altri nuclei urbani. Caltanissetta – così come
gran parte dei principali centri della Sicilia orientale – fu tra questi ,
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e la prova più eloquente consistette nella sua mancata adesione all’in-
surrezione (separatista) palermitana del ‘20, pagando in quell’occa-
sione un prezzo molto alto per la fedeltà alla linea politica (filo)napole-
tana .
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I nuovi circuiti economici generati dalla produzione e dallo smercio
dello zolfo fecero il resto. Occorre evidenziare, però, alcune importanti
continuità: prima che questi circuiti si adattassero alle nuove esigenze
(e alle nuove categorie merceologiche richieste sui mercati internazio-
nali), si utilizzarono gli stessi porti d’imbarco che venivano impiegati
per il commercio dei grani (su tutti quelli di Terranova/Gela, Licata,
Girgenti/Porto Empedocle), mentre l’entrata in scena di Catania, come
centro di raccolta per la raffinazione e lo smercio dello zolfo, fu più
tarda .
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Inoltre, a far data dal primo settembre 1819 entrava in vigore nel
Regno delle Due Sicilie il nuovo Codice, che per la vastità del campo
di applicazione e la conseguente complessità di elaborazione venne
suddiviso in cinque distinte parti: 1. leggi civili; 2. leggi penali; 3. leggi
relative alla procedura civile; 4. leggi relative alla procedura penale; 5.
leggi «d’eccezione» per gli affari di commercio . Il Codice si proponeva
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non solo di dismettere la legislazione feudale e le sue intricate proce-
21 C. Torrisi, Gerarchie territoriali fra Ottocento e Novecento. Il caso di Caltanissetta,
«Archivio nisseno», 23 (2018), pp. 113-122.
22 A. De Francesco, La guerra di Sicilia. Il distretto di Caltagirone nella rivoluzione del
1820-21, Bonanno, Acireale-Roma, 1992; G. Piana, Una “guerra civile”. Il 1820 a Calta-
nissetta, in C. Torrisi (a cura di), Città capovalli nell’Ottocento borbonico, Sciascia, Cal-
tanissetta-Roma, 1995, pp. 305-337.
23 «Vi sono in Sicilia due centri zolfiferi importanti: Girgenti e Catania. Nella prima
provincia, e cioè a Licata e a Porto Empedocle, vi sono porti e raffinerie con deficienza
di macchinario moderno, con scarsità di capitali, con impianti industriali tisici e ane-
mici. A Catania, invece, l’industria zolfifera è più solida: le raffinerie sono più recenti e
più ricche, il porto è più in grado di corrispondere alle esigenze della vita moderna. Ne
viene che se lo zolfo dovesse vendersi ad un prezzo unico, le industrie catanesi assorbi-
rebbero quelle dell’Agrigentino, il commercio di Catania assorbirebbe quello di Girgenti»,
I doppi prezzi dell’industria zolfifera, «Lo Spettatore», n. 19 del 10 ottobre 1908, p. 525.
Cfr. G. Cristina, Il porto di Catania nel lungo Ottocento. Infrastrutture, traffici, territorio
(1770-1920), Franco Angeli, Milano, 2019; G. Dato, Le raffinerie dello zolfo nel contesto
urbano di Catania, in G. Rebecchini (a cura di), Le vie dello zolfo in Sicilia. Storia ed
architettura, Officina Edizioni, Roma, 1991, pp. 123-152.
24 F. Masciari, La codificazione civile napoletana. Elaborazione e revisione delle Leggi
civili borboniche (1815-1850), ESI, Napoli, 2006; D. Novarese, Dall’esperienza francese
alla restaurazione. La genesi del «Codice per lo Regno delle Due Sicilie». Parte seconda,
leggi penali (1819), «Materiali per una storia della cultura giuridica», XXVII (1997), pp.
33-52.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)