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                compere della metropoli, limitandosi a gestire o vendere quelle già esi-
                stenti .
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                   Nel caso dei Gattilusio, nel giro di un paio di generazioni l’emigra-
                zione di una casata genovese nel Levante aveva avuto come risultato
                la rottura dei legami diretti con la città d’origine e la vendita di gran
                parte dei beni o investimenti ereditati. Al contrario, continuava una
                forte solidarietà verso gli altri genovesi che si muovevano nel Levante,
                tra Pera, Chio e Famagosta. I genovesi d’Oriente parevano formare una
                comunità a sé stante, come sembra indicare la dinamica dei lasciti
                testamentari, specie se i testatori avevano famiglia ed erano nati Ol-
                tremare. D’altronde anche i lasciti del genovese Antonio Pellerano, che
                vergava il proprio testamento a Pera il 6 aprile 1453, all’inizio dell’as-
                sedio ottomano di Costantinopoli, erano tutti situati nella colonia li-
                gure. Oltre a disporre la sepoltura in una chiesa perota e le donazioni
                ai monasteri locali, Antonio dà notizia delle sue figlie, di nome Perreta
                e Teodora: i loro stessi nomi ricalcavano la vera patria che il genovese
                aveva trovato in Oriente e che sarebbe scomparsa entro qualche setti-
                mana, sotto i colpi dei turchi .
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                Conclusioni

                   L’analisi dei testamenti genovesi vergati in Oriente ci offre una mol-
                teplicità di situazioni, spesso con un alto grado di complessità e diffe-
                renze. Il recupero delle eredità era uno dei maggiori problemi per chi
                rimaneva a casa, di fronte alla perdita di un parente in paesi lontani.
                Sono appunto i fili economici i primi a risaltare nei rapporti tra i ge-
                novesi della capitale e quelli morti Oltremare. Vi erano procuratori che
                si recavano nel Levante per recuperare i beni del defunto per conto
                degli eredi, sorgevano diatribe tra coloro che si trovavano ai capi op-
                posti del Mediterraneo, in una fitta trama di movimenti di merci, de-
                naro e persone. La patria esigeva imposte anche da coloro che l’ave-
                vano abbandonata e questi ultimi spesso investivano i propri averi nel
                debito pubblico cittadino. Risalta, tra i liguri emigrati che dettavano le
                proprie ultime volontà, una duplice tensione: da un lato il ricordo della
                madrepatria – specialmente nel campo delle donazioni pro anima o in
                caso di emigranti temporanei –, dall’altro la tendenza a investire nella
                nuova, piccola patria, che in fondo ricreava quella che si era lasciata.



                   74  Ivi, p. 159.
                   75  A. Roccatagliata, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Pera e Mitilene (Pera,
                1408-1490) cit., doc. 37, pp. 111-115. Pera, 6 aprile 1453.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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