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328 Simone Lombardo
compere della metropoli, limitandosi a gestire o vendere quelle già esi-
stenti .
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Nel caso dei Gattilusio, nel giro di un paio di generazioni l’emigra-
zione di una casata genovese nel Levante aveva avuto come risultato
la rottura dei legami diretti con la città d’origine e la vendita di gran
parte dei beni o investimenti ereditati. Al contrario, continuava una
forte solidarietà verso gli altri genovesi che si muovevano nel Levante,
tra Pera, Chio e Famagosta. I genovesi d’Oriente parevano formare una
comunità a sé stante, come sembra indicare la dinamica dei lasciti
testamentari, specie se i testatori avevano famiglia ed erano nati Ol-
tremare. D’altronde anche i lasciti del genovese Antonio Pellerano, che
vergava il proprio testamento a Pera il 6 aprile 1453, all’inizio dell’as-
sedio ottomano di Costantinopoli, erano tutti situati nella colonia li-
gure. Oltre a disporre la sepoltura in una chiesa perota e le donazioni
ai monasteri locali, Antonio dà notizia delle sue figlie, di nome Perreta
e Teodora: i loro stessi nomi ricalcavano la vera patria che il genovese
aveva trovato in Oriente e che sarebbe scomparsa entro qualche setti-
mana, sotto i colpi dei turchi .
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Conclusioni
L’analisi dei testamenti genovesi vergati in Oriente ci offre una mol-
teplicità di situazioni, spesso con un alto grado di complessità e diffe-
renze. Il recupero delle eredità era uno dei maggiori problemi per chi
rimaneva a casa, di fronte alla perdita di un parente in paesi lontani.
Sono appunto i fili economici i primi a risaltare nei rapporti tra i ge-
novesi della capitale e quelli morti Oltremare. Vi erano procuratori che
si recavano nel Levante per recuperare i beni del defunto per conto
degli eredi, sorgevano diatribe tra coloro che si trovavano ai capi op-
posti del Mediterraneo, in una fitta trama di movimenti di merci, de-
naro e persone. La patria esigeva imposte anche da coloro che l’ave-
vano abbandonata e questi ultimi spesso investivano i propri averi nel
debito pubblico cittadino. Risalta, tra i liguri emigrati che dettavano le
proprie ultime volontà, una duplice tensione: da un lato il ricordo della
madrepatria – specialmente nel campo delle donazioni pro anima o in
caso di emigranti temporanei –, dall’altro la tendenza a investire nella
nuova, piccola patria, che in fondo ricreava quella che si era lasciata.
74 Ivi, p. 159.
75 A. Roccatagliata, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Pera e Mitilene (Pera,
1408-1490) cit., doc. 37, pp. 111-115. Pera, 6 aprile 1453.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)