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                fortuna nel Levante . Alcuni esempi, di seguito illustrati, possono dare
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                indicazioni sulle tendenze in atto. Un approccio sistematico allo studio,
                che potrebbe fornire risposte esaustive, richiederebbe un’ampia sche-
                datura che si rimanda a futuri approfondimenti; ci si è limitati all’illu-
                strazione di casi esemplari, ritenuti sintomatici delle propensioni. Si nu-
                triva ancora nostalgia della riviera ligure o si destinava il frutto della
                propria religiosità al nuovo luogo in cui ci si era ambientati?
                   Il caso di Centurione de Furneto sembra collocarsi tra questi due
                poli. Egli aveva deciso di entrare nell’Ordine dei frati minori a Caffa nel
                1403: poiché i francescani non ammettevano il possesso di beni ma-
                teriali, aveva fatto testamento sulla porta della locale chiesa di San
                Francesco, come se fosse morto dinanzi al mondo secolare, e aveva
                disposto dei propri beni sia nella colonia che a Genova. Destinava gran
                parte dei suoi averi ai parenti che si trovavano a Genova, tra cui la
                sorella Argenta e la madre Alterixia; nel caso quest’ultima fosse man-
                cata prima di ricevere l’eredità, sarebbe subentrato nella sua parte il
                priore  del  monastero  genovese  di  San  Paolo.  Tutti i suoi beni  nella
                capitale ligure dovevano essere venduti all’asta, rappresentando circa
                i 3/4 di ciò che possedeva, mentre il restante quarto era lasciato a
                Caffa, pur senza che egli ne precisasse l’utilizzo. Con una madre, una
                sorella e altri parenti rimasti a Genova, il frate naturalmente vi desti-
                nava la maggior parte della sua eredità, mentre donava i beni che te-
                neva con sé (i de Furneto erano una famiglia mercantile) in lasciti pii
                destinati sul Mar Nero, dove cominciava la sua nuova vita .
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                   Emerge forte, nella geografia dei lasciti devozionali, la differenza tra
                i casi di chi era nel Levante solo di passaggio e chi invece vi si era
                stabilito. La serie di testamenti stilati a Cipro nel 1373, legati alla flotta
                genovese che era giunta sull’isola in quell’anno, mostra come le dona-
                zioni pie di chi era morto accidentalmente lontano fossero tutte, ovvia-
                mente,  destinate  in  Liguria:  Domenico  de  Grilanego,  sepolto  nella
                chiesa di San Giorgio di Paphos (Cipro), destinava 2 lire e 10 genovini
                alla chiesa di Sant’Ilario di Nervi per celebrare messe per la sua anima
                e altrettanti «in reparacione ipsius ecclesie», diversi tra i suoi beni e
                vestiari agli ospedali di San Paolo di Nervi e di San Giacomo di Sturla,


                   59   Per  un  inquadramento  generale  sul  tema  dei  lasciti  pii:  E.  Ciriolo,  Cronache
                dell’anima: disposizioni pro anima, notariato e mediazione salvifica della Chiesa, Con-
                gedo, Galatina, 2019. Sono utili in un quadro comparativo alcuni contributi riguardo
                l’area adriatica per lo stesso periodo: D. Romano, I mercanti ragusei e le Crociate del
                tardo medioevo: finanziamenti per la guerra e lasciti pro anima, «Anuario de estudios
                medievales», XXXVIII (2008), pp. 867-883; R. D’Arpe, I lasciti pro anima e per pellegri-
                naggi nel fondo “Procuratori di San Marco” nell’Archivio di Stato di Venezia (sec. XIV-XVI),
                Milella, Lecce, 2015.
                   60  Il testamento è in: ivi, doc. 10, p. 341. Caffa, 22 maggio 1403.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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