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                 Sebbene non fossero mancati anche in passato aspri dissapori fra i
                 padri missionari e i rappresentanti francesi, l’avvento del «console
                 republichista» ebbe l’effetto di acuire oltremodo i motivi di attrito fra
                 le due parti, tanto da indurre i padri missionari a chiedere in più di
                 una circostanza l’intervento della Congregazione di Propaganda Fide
                 e a esternare il desiderio di vedere sciolta la tutela che legava la mis-
                 sione alla potenza francese; un elemento, quest’ultimo, di assoluta
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                 novità .
                    Nei decenni precedenti, le vertenze sorte fra i missionari e i consoli
                 francesi, generalmente riconducibili alle insistenze manifestate dai
                 delegati della corona borbonica per vedersi riconosciuti dal prefetto
                 apostolico particolari forme di omaggio in occasione delle cerimonie
                 solenni, erano quasi sempre state appianate con una certa celerità
                 facendo riferimento agli articoli emanati da Propaganda Fide nel 1742
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                 e ufficialmente riconosciuti anche dal sovrano francese . Nel 1748, ad
                 esempio, i dissapori che erano emersi fra i missionari e il console Paul
                 Caullet per via dell’ingiustificata pretesa – da quest’ultimo esternata –
                 di far assegnare alla propria consorte un posto distintivo all’interno
                 della chiesa di Nostra Signora degli Angeli in occasione delle sacre fun-
                 zioni, erano stati agilmente superati facendo appello alle disposizioni
                                                                  9
                 emanate da Propaganda solamente sei anni prima . Dal momento che
                 i nove articoli non ammettevano la presenza nell’edificio sacro di altri
                 posti riservati a eccezione di quello del console, la richiesta era stata
                 subito ritirata e le relazioni fra il delegato e i padri apostolici, per un
                 certo periodo turbate dalle incomprensioni, erano tornate distese. In
                 modo analogo, anche i malumori sorti nel 1763 in ragione del privilegio
                 reclamato dal console de Lançay di farsi scortare all’ingresso in chiesa
                 in occasione delle messe solenni da un drappello di capitani e marinai
                 di stanza nella rada di Tripoli furono risolti facendo ricorso alle dispo-





                    7  L’espressione, traboccante di spregio, è rinvenibile in: Ascep, Scritture riferite nei
                 Congressi, Prima Serie, Barbaria, Vol. IX, f. 219, Lettera, il Prefetto apostolico Gaudenzio
                 di Trento al Segretario generale della Congregazione di Propaganda Fide, Tripoli, 25 feb-
                 braio 1794.
                    8  «De honorificentiis erga Galliae consules in Oriente», Collectanea S. Congregationis
                 de Propaganda Fide, seu decreta instructiones rescripta pro apostolicis missionibus, Ex
                 Typographia Polyglotta S. C. de Propaganda Fide, Romae, 1907, vol. I (1622-1866), p.
                 117. Su questi aspetti, si veda G. Ferragu, Eglise et diplomatie au Levant au temps des
                 Capitulations, «Rives nord méditerranéennes», 6 (2000), pp. 69-78.
                    9  Sugli onori richiesti dal console Caullet e sui contrasti emersi fra quest’ultimo e il
                 prefetto apostolico padre Bernardino da Lucca, si vedano: D. Rézeau, Tripoli de Barbarie.
                 Consuls de France et missionnaires cit., p. 73; C. Bergna, La missione francescana in
                 Libia cit., p. 98.


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018       n.42
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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