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Una contestazione d’oltremare. L’opposizione dei missionari francescani di Tripoli... 133
posteriori a Brumaio e all’avvento dell’età imperiale, il leitmotiv ricor-
rente delle repliche offerte dai missionari al successore di Guys alla
guida del consolato. Questa prima determinazione, che i padri aposto-
lici avevano iniziato ad abbracciare nelle settimane di poco successive
all’insediamento del nuovo console in ragione delle sue continue intro-
missioni nella pianificazione della solennità di San Luigi, dipendevano
in realtà da un intento ben più profondo, vale a dire dalla volontà di
rivendicare con fermezza la loro esclusiva dipendenza da Roma e di
preservare così la piena libertà d’azione della missione dalle interposi-
zioni francesi. Per nulla intenzionati a volersi piegare agli ordini
ingiunti dal rappresentante di un governo ritenuto illegittimo, i religiosi
si erano oltretutto prodigati di rammentargli, in più di una circostanza,
le ragioni dell’irregolarità di ogni qualsivoglia pretesa sul controllo della
missione. Emissario di «una abortiva Repubblica» fondata sul regicidio,
Guys non possedeva infatti, a giudizio dei missionari, la facoltà per
potersi appellare ai termini contenuti nelle convenzioni siglate in pas-
sato tra la reggenza tripolina e il governo francese e inerenti alla tutela,
poiché queste ultime, in un secondo momento approvate anche da Pro-
paganda, erano state firmate sotto il cessato regime «de’ Re Cristianis-
simi» e non quindi dall’attuale – e oltretutto rinnegato – governo
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repubblicano .
Questo secondo principio, che faceva leva su ragioni di carattere
diplomatico, serviva dunque a corroborare le posizioni del prefetto e
dei suoi coadiutori che, oltre a nutrire forti timori per il rischio di veder
estesa l’ingiunzione dei giuramenti civici di fedeltà alla Repubblica e
sulla Costituzione civile del clero anche alla missione tripolina, valuta-
vano con insofferenza le iniziative intraprese dal console francese per
vedersi riconosciuto in qualità di protettore della missione. Quest’ul-
timo, proprio in ragione dell’atteggiamento ostile dei padri apostolici,
nel marzo del 1794 aveva preteso la consegna «di tutte le carte auten-
tiche» che attestavano la proprietà della missione sulla chiesa di Nostra
Signora degli Angeli, sul vicino ospizio, sull’ospedale di San Luigi e su
una piccola cappella ubicata presso i bagni penali di Sant’Antonio,
dove i religiosi erano soliti recarsi per prestare soccorso spirituale agli
schiavi cristiani che vi erano reclusi . Dal momento che il console era
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14 Ascep, Scritture riferite nei Congressi, Prima Serie, Barbaria, Vol. IX, f. 219 cit.
15 Ascep, Scritture riferite nei Congressi, Prima Serie, Barbaria, Vol. IX, Lettera, il
prefetto apostolico Mariano da Onano al Segretario generale della Congregazione di Pro-
paganda Fide, Tripoli, 10 maggio 1794, f. 246. L’ospedale di San Luigi, capace di ospitare
fino a cinquanta degenti e presso cui i missionari prestavano servizio, era stato eretto a
n.42 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)