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Una contestazione d’oltremare. L’opposizione dei missionari francescani di Tripoli... 137
riguardoso nei confronti della missione e rispettoso del loro aposto-
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lato . Questa prima vertenza, che si era esaurita solamente in seguito
all’accettazione ufficiale, da parte di Propaganda, dei princìpi contenuti
nel trattato del 1801, faceva dunque da preludio al ripresentarsi di una
nuova stagione di aperti e aspri contrasti che, oltre a dipendere dalle
consuete incomprensioni legate alla tutela o dal mancato riconosci-
mento degli onori che spettavano al delegato protettore in occasione
delle sacre funzioni, traevano anche origine dal rifiuto opposto dai fran-
cescani di Tripoli a voler accondiscendere alle iniziative avviate da
Napoleone sul piano della politica religiosa e festiva, e che il commis-
sario Beaussier, dietro esplicita sollecitazione del governo centrale,
intendeva estendere anche all’area tripolina.
La firma del Concordato, momento determinante per il consegui-
mento della pace religiosa in Francia e per la risoluzione del grave sci-
sma che era emerso all’interno dell’episcopato e del contesto diocesano
d’oltralpe all’indomani dell’introduzione della Costituzione civile del
clero, era infatti stata segnata dalla sensibile intensificazione degli inter-
venti del primo console sul piano liturgico e celebrativo, e le misure da
lui avviate in questo duplice ambito avevano dato seguito, almeno ini-
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zialmente, a esiti alquanto positivi per il neonato regime . Le risoluzioni
introdotte da Bonaparte sul piano della politica religiosa e festiva ave-
vano infatti contribuito ad amplificare la fiducia della Santa Sede nei
confronti del governo consolare, dal momento che queste, oltre a offrire
una riprova tangibile dell’ampia attenzione accordata da Napoleone alla
Chiesa cattolica e ai suoi ministri, avevano anche dato dimostrazione
22 «[…] Fin dall’anno 1799 che Sua Maestà Cattolica con specialità d’affetto degnossi
ricevere sotto la Real sua Protezione, questa Chiesa, ed Ospizio, si vive tranquilli, né i
Missionari hanno avuto molestia, né si sono da questo Incaricato Generale [di Spagna]
di Sua Maestà Cattolica ricercate quelle pretensioni, che sempre hanno preteso i Consoli
di Francia con disturbi, e strapazzi de poveri missionari. Anzi, coll’assistenza, e braccio
di questo Pio, e fervoroso Incaricato di Sua Maestà Cattolica (molto necessario in sì licen-
ziosi tempi) molti inconvenienti, irriverenze e scandali, che nella Chiesa specialmente si
commettevano da pochi individui si sono per la Dio grazia estirpate, che i soli Missionari
col loro zelo, e fervorose esortazioni forse non avrebbero ottenuto il bramato effetto.»
(Ascep, Scritture riferite nei Congressi, Prima Serie, Barbaria, Vol. X, f. 19, Relazione
della Missione di Tripoli di Barbaria secondo il questionario dell’anno 1801, Tripoli, 12
luglio 1801).
23 Sul punto, oltre al già citato J.-O. Boudon, Napoléon et les cultes cit., pp. 55-86;
Id. (a cura di), Le Concordat et le retour à la paix religieuse. Actes du colloque organisé
par l’Institut Napoléon et la Bibliothèque Marmottan le 13 octobre 2001, Éditions SPM,
coll. de l’Institut Napoléon (4), Paris, 2008, pp. 7-10; B. Ardura, Le Concordat entre Pie
VII et Bonaparte, 15 juillet 1801. Bicentenaire d’une réconciliation, Cerf, Paris, 2001, pp.
35-44; R.J. Dean, L’église constitutionnelle, Napoléon et le Concordat de 1801, Picard,
Paris, 2004, pp. 24-42.
n.42 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)