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tuente tesa a riequilibrare in senso democratico lo Stato e a conferire
maggiori poteri alla Camera dei deputati rispetto al Senato. Ma è anche
la prospettiva politica generale dei radicali che si presenta più precisa
e riprende il tema ricorrente nella storia del Mezzogiorno, sia pure in
contesti profondamente diversi fra di loro, dell’identità fra Napoli e il
Regno e dell’affermazione della nazione napoletana.
Il 13 e il 14 maggio i deputati affluiscono nella capitale per prendere
parte all’inaugurazione del Parlamento. La Mellone ne ricostruisce i
conflitti sulla formula del giuramento della Costituzione. Il 15 maggio
è la giornata dei violenti scontri fra civili ed esercito regolare. Il 16 la
Guardia Nazionale e il Parlamento vengono sciolti. Per l’autrice «la vio-
lenza dell’ultima giornata della rivoluzione contrasta con la mobilita-
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zione pacifica del ’48 napoletano» . È il contesto europeo della
radicalizzazione, in special modo quel che succede a Parigi e Vienna, a
condizionare il passaggio «dalla mobilitazione pacifica alla paura col-
lettiva». Pertanto il colpo di stato e l’insurrezione repubblicana spin-
gono a «rileggere la giornata del 15 maggio» 21 nel quadro europeo.
Il libro della Mellone è a mio parere importante per più motivi. Esso
getta luce su una partecipazione alla rivoluzione napoletana più ampia
rispetto a quella registrata dalla tradizione storiografica, sui centri di
opinione e la fisionomia dei mediatori politici nella capitale del Regno,
sulla formazione dell’ideologia repubblicana. La cifra caratterizzante
quest’ultima – è ancora un elemento della tesi dell’autrice – sono la
visione della coincidenza tra la patria napoletana e il Regno delle Due
Sicilie e il conseguente rispetto delle sue istituzioni fondamentali. Ma
al tempo stesso, nel definire il possibile ritratto dei quindicini, la Mel-
lone sostiene che essi provengono in gran parte da esperienze militanti
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alternative a quelle istituzionali . Si coglie qui un’evidente contraddi-
zione fra l’affermazione del rispetto istituzionale dei quindicini e la loro
formazione antiistituzionale.
Quel che appare invece con maggiore chiarezza da questa ricerca –
e se ne vorrebbe sapere assai di più – è il carattere assai composito dei
rivoluzionari del 15 maggio: la “piazza di Napoli” è una miscela varie-
gata di “politicizzazione camorrista”, radicalismo, personalismo, spinte
fazionali, protagonismo provinciale attraverso soprattutto il movimento
democratico calabrese e lucano.
Forse anche per tutte le contraddizioni in seno al movimento radi-
cale la lotta nel 1848 per la “democratizzazione” della nazione napole-
tana è destinata al fallimento.
19 Ivi, p, 211.
20 Ivi, p, 227.
21 Ivi, p, 260.
22 Ivi, p, 276.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018 n.42
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)