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Napoli 1848 171
Esso si apre con un’ampia introduzione sulla storiografia del Nove-
cento. In essa l’autore considera uno spartiacque nella sua vicenda
non il primo ma il secondo conflitto bellico. Nella seconda metà del
Novecento altre storiografie acquistano la loro centralità oltre il qua-
drilatero tradizionale rappresentato da Inghilterra, Francia, Italia e
Germania. Si stabiliscono nuove gerarchie dei centri di ricerca inter-
nazionale, più moderne tecnologie, un’inedita relazione fra fiction,
media e storia, forme di specializzazione che spesso comportano un’ac-
centuata frammentazione degli oggetti della ricerca. Da questo punto
di vista non appare appropriato il rilievo da qualcuno mosso all’opera
sull’assenza della problematica della professionalizzazione. Essa non
solo è ben presente, ma è anche riferita alla condizione simile che oggi
vivono sia le scienze matematiche, fisiche e naturali, sia le scienze
umane e sociali. È vero invece che a Galasso interessa più la questione
dei principi della storia che quella relativa al mestiere di storico, come
più volte da lui stesso ribadito.
L’introduzione è poi seguita da quattro sezioni: “temi e problemi”,
“urgenze teoretiche”, “opzioni del Novecento”, “tra Medioevo e moderno”.
Ma è il metodo più che il merito e il contenuto ampio, ricco e artico-
lato che qui si vuol richiamare per sottolineare la singolarità di uno
storico che si conferma come un’eccellenza non solo per la sua ecce-
zionalmente ampia produzione scientifica, ma anche e soprattutto per
la sua capacità di lettore e interprete di testi ed autori apparentemente
distanti dai suoi interessi immediatamente disciplinari. All’eccellenza
si accompagna dunque una curiosità conoscitiva onnivora che sor-
prende solo chi non ha familiarità con la personalità di Galasso.
E la curiosità, accompagnata a una solida conoscenza dei testi ana-
lizzati, spinge Galasso a scoprire aspetti originali di intellettuali quasi
sempre inquadrati da una vulgata interpretativa in un omogeneo
schema. Si prenda il caso di Karl Popper. Del filosofo neopositivista si
mette in evidenza il rapporto stretto fra falsificabilità e storicità. Scrive
Popper: «La scoperta di un problema filosofico può essere qualcosa di
definitivo. È la soluzione del problema a non essere mai definitiva, poi-
ché non può essere fondata né su prove, né su ripulse definitive: il che
è una conseguenza dell’irrefutabilità delle teorie filosofiche» . Ancora:
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particolarmente acuto è il saggio su totalitarismo e modernità in Han-
nah Arendt dove, oltre la prima e più forte dimensione della differenza
fra totalitarismo, semplice dittatura o tirannia, è sottolineata da
Galasso la risposta democratica e radicale della Arendt alla complessità
dei problemi del nostro tempo.
6 Ivi, p, 174.
n.42 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)