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Botteghe organarie in Sicilia: dai Guzzio ai Pergola di Castelbuono (1668-1889) 73
Durante la permanenza dei Ventimiglia a Castelbuono, ma anche
dopo il loro trasferimento a Palermo, la corte, e quindi anche la citta-
dina, ha avuto una notevole capacità di attrazione, non solo per perso-
nale burocratico e amministrativo ma anche per un lungo stuolo di
professionisti e di artisti-artigiani. Tra quelli che vi si sono insediati
stabilmente ricordiamo il pittore, scultore e “architetto” Sebastiano de
Auxilia, proveniente dall’ennese, il pittore Francesco Brugnone da
Ciminna e di origine marsalese, il pittore Jacopo Battaglia da Tusa,
mentre tra gli artigiani si registra la cospicua presenza di lapicidi e
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fabricatores di ascendenza lombarda , tra i lavoranti del vetro quella di
maestranze liguri, venete e napoletane ed infine quella dei fonditori di
campane che con i Carabillò, provenienti nel primo Seicento da Torto-
rici nel messinese, avrebbe dato inizio a una plurisecolare bottega fami-
liare che, allo stato degli studi, risulta essere la più longeva nel
panorama siciliano. In questo contesto e con questo humus alle spalle
si inquadra il trasferimento degli organari Guzzio dalla originaria Castel
di Lucio (Castelluzzo) a Castelbuono da dove, peraltro, avrebbero
potuto mantenere le relazioni maturate con i centri dei Nebrodi e affac-
ciarsi più facilmente alle commesse provenienti dai vicini paesi delle
Madonie, quasi tutti di antica fondazione e quindi ricchi di chiese e
istituzioni religiose, mercato principale per un organaro.
I Guzzio: da Castel di Lucio a Castelbuono (1668-1793)
Il primo maestro organaro castelbuonese di cui si ha notizia è
mastro Michelangelo Guzzio, originario di Castel di Lucio, centro dei
Nebrodi a lungo sotto il dominio feudale dei Ventimiglia, marchesi di
Geraci e principi di Castelbuono, e residenza di almeno altri due mae-
stri organari attivi nel Seicento: Michele Mira e Onofrio La Gala. Il
primo dei due è noto soltanto per aver riparato alcuni organi di chiese
collesanesi negli anni ’80 del secolo, l’altro, oltre che per aver curato la
manutenzione di alcuni organi, per essere stato attivo in vari centri
delle Madonie e dei Nebrodi sia per la riparazione sia per la fabbrica-
zione di nuovi strumenti, come quello, maestoso, della chiesa madre
di Mistretta .
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5 Sul fenomeno cfr. E. Magnano di San Lio, Castelbuono Capitale dei Ventimiglia, Mai-
mone editore, Catania, 1996.
6 Sui due maestri, cfr. R. Termotto, Organi e organari a Collesano (1599-1758), «Maron
pagine collesanesi», II, 17, dicembre 1984, pp. 7-8. Su Onofrio cfr. Id., Nuove ricerche
sull’attività degli organari La Gala, Andronico e altri maestri presenti nelle Madonie, in
Gabriele Marino, Rosario Termotto (a cura di), Arte e storia delle Madonie Studi per Nico
Marino Voll. IV-V, Cefalù, 2016, pp.419-441.
n.42 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)