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Porti franchi e scuole di commercio: il «sistema» asburgico di Trieste e Venezia 309



             caduta della Repubblica si era spostata verso la vicina Trieste, forse a
             causa del crollo del mercato bovino nel Veneto. Iniziata l’esperienza nel
             commercio appena tredicenne, Revoltella aveva fatto fortuna subito
             dopo la fine del blocco continentale approfittando della fase di massima
             espansione del commercio internazionale e diventando socio di com-
             mercianti ginevrini attivi a Trieste e poi, attraverso loro, di Alphonse
             Théodore Charles Necker, console svizzero a Trieste e secondo cugino
             – attraverso il celebre Jacques Necker – di Madame de Stael. Negli anni
             Trenta, Revoltella aveva esteso le sue attività al ramo della navigazione,
             divenendo co-fondatore del Lloyd Austriaco, e poi a quello assicurativo
             e a quello bancario, diventando un punto di riferimento per la finanza
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             e per il commercio triestino e austriaco . Meno noto è il fatto che
             avrebbe continuato a interessarsi anche a Venezia, sua città natale,
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             promuovendo opere di edilizia e di beneficienza .
                Queste esperienze e l’impegno diretto nei capitali e nei lavori della
             Società per il canale di Suez 30  fornivano a Revoltella gli strumenti per
             una valutazione ad ampio raggio del quadro economico internazionale.
             Benché attento a ricercare costantemente l’appoggio del governo di
             Vienna, Revoltella denunciò chiaramente i problemi del porto franco di
             Trieste nel 1864, pubblicando un suo saggio su La compartecipazione
             dell’Austria  al  commercio  mondiale,  in  un  contesto  nel  quale  assai
             intenso era il dibattito sul destino dei porti franchi di Trieste e di Vene-
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             zia . Come nel caso di Venezia, lo sfondo sul quale si muoveva il pen-
             siero di Revoltella era quello delle mutate relazioni fra Trieste e Vienna
                                                                   32
             e fra il ceto commerciale cittadino e il governo asburgico . Aveva chiaro
             il fatto che i porti dell’Adriatico dovessero cessare di guardare al com-
             mercio di esportazione e di importazione in regime di protezionismo e
             dovessero puntare invece al commercio di transito, in modo da inserirsi
             più organicamente nel quadro del ‘commercio mondiale transoceanico’,
             rispetto al quale la prossima apertura del canale di Suez avrebbe svolto
             un ruolo fondamentale. Come Luigi Negrelli e Daniele Manin prima,




                28  A. Millo, Storia dell’Università di Trieste cit., p. 38.
                29  F. Caputo, Appaesarsi nel mondo: le città di Pasquale Revoltella, in M. Masau Dan
             (a cura di), Pasquale Revoltella (1795-1869) cit., pp. 53-69.
                30  Si veda in particolare G. Cervani, Il Voyage en Egypte 1861-1862 di Pasquale Revol-
             tella, Alut, Trieste, 1972.
                31  A titolo di esempio vanno ricordati almeno i saggi di G. Paulovich, Del porto franco
             di Venezia e dei porti franchi austriaci in generale, Antonelli, Venezia, 1863, e di M. Rasco-
             vich, Dei porti franchi dell’Austria e segnatamente di quello di Trieste, Herrmanstorfer,
             Trieste, 1863.
                32  Si trattava di un cambiamento iniziato già dagli anni Quaranta, si veda A. Apollo-
             nio, La ripresa economica di Trieste dopo il ritorno degli Asburgo e i suoi protagonisti (1814-
             1840), Deputazione di Storia Patria per la Venezia Giulia, Trieste 2011, pp. 235-242.


             n.43                            Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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