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354 Enrico Iachello
subita da parte delle scienze sociali (senza per carità voler rinnegare
nulla delle acquisizioni che esse hanno consentito alla disciplina), si
sia alla lunga tradotta in un impoverimento. Ritengo che sia oggi
importante riconsiderare, sia pure su basi nuove, legami e rapporti con
le cosiddette humanities. Non intendo piegarmi, del resto sarei anche
ridicolmente fuori tempo, al cosiddetto linguistic turn. Il racconto di
Addamo, la città di Catania rappresentata nel suo romanzo, non ci
invita a togliere i paletti che separano il romanziere dallo storico, ma
ci spinge a chiederci cosa e come della sua rappresentazione di un
mondo ‘finto’ può essere utile in termini di approccio e di modalità di
analisi di società complesse per ricostruire il nostro (di storici) mondo
“finito” (il passato). La sua descrizione del consenso al fascismo, il rap-
porto tra spazio e società costruito nel corso della vicenda che si svolge
a Catania negli anni di guerra, offrono indicazioni che possono,
appunto per la loro complessità, essere messe a frutto, con i modi che
sono loro propri, dagli storici.
Storia e letteratura ricostruiscono, ciascuno con protocolli e per-
corsi diversi, mondi complessi, cioè strutturati con articolazioni e
legami in cui si addensano processi e vicende che definiscono e carat-
terizzano una storia o un racconto. Il mondo ‘finto’ dei letterati e il
mondo “finito” degli storici richiedono per rispondere alla domanda di
conoscenza del reale (ché di questo in fondo si tratta) rappresentazioni
complesse e adeguate che possono essere confrontate nelle modalità
di costruzione e nell’efficacia esplicativa. Non si tratta di confrontare
‘retoriche’ (ed è banale osservare che anche gli storici utilizziamo reto-
riche), ma – va ripetuto – modalità e percorsi esplicativi di rappresen-
tazione con l’obiettivo di produrre ‘sapere’.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aagosto 2018 n.43
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)