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Una amicabile practica tra l’albania e la puglia nel 1514        359



             giacco ed altri documenti di inizio Cinquecento lasciano trapelare che
             tra gli abitanti delle coste pugliesi e quelli dei Balcani ottomani ci fosse
             spazio anche per rapporti, se non proprio amichevoli, quantomeno di
             intesa commerciale.
                Per poter fare un po’ di chiarezza su questa situazione di apparente
             incoerenza, bisogna contestualizzare questi avvenimenti nella storia,
             sia dell’Albania ottomana sia della terra d’Otranto, dei primi quindici
             anni del XVI secolo, così da cercare di dare il giusto peso tanto alle
             scorrerie provenienti dai Balcani quanto agli scambi commerciali che
             mettevano in collegamento le due sponde adriatiche.
                Il primo fattore che interviene a giustificare questo rapporto ambi-
             valente è la forte influenza della politica veneziana nell’Adriatico meri-
             dionale  e  in  particolare  su  alcune  città  salentine  a  vocazione
             commerciale come Brindisi.
                Sul finire del secolo XV, Venezia, in seguito alle due guerre con l’im-
             pero ottomano (1463-1479; 1499-1503), aveva perso alcuni tra i suoi
                                                                 9
             più  importanti  avamposti  nell’Albania  meridionale e  aveva  dovuto
             interrompere per diversi anni i suoi commerci con il Levante otto-
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             mano . La presenza veneziana in Puglia in questo periodo (1496-1509)
             influenzò pesantemente la vita politica, militare ed economica della
             regione. Le città adriatiche di Brindisi e Otranto, ora divenute posse-
             dimenti veneziani, durante gli anni della seconda guerra turco-vene-
             ziana (1499-1503) dovettero patire per i continui allarmi di imminenti
             attacchi della flotta turca e per le scorrerie di fuste provenienti da
             Valona. Ciò provocò l’adozione di misure straordinarie da parte del
             Senato in materia di fortificazione e militarizzazione di questi porti, a
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             scapito delle attività commerciali . Alla fine della guerra, la situazione
             cambiò e i rapporti tra Costantinopoli e Venezia tornarono più distesi.
             Nel 1503 Brindisi si trovava ancora parte del dominio veneziano e
             potrebbe aver beneficiato a livello commerciale delle capitolazioni sti-





                9  P. Xhufi, Venezia in Albania, in B. Crevato-Selvaggi, J.J. Martinoviâc, D. Sferr, C.
             Schiavo, P. Xhufi, L’Albania veneta: la Serenissima e le sue popolazioni nel cuore dei Bal-
             cani, Biblion edizioni, Milano, 2012, pp. 43-59
                10  In realtà, Venezia, anche nei periodi di belligeranza con i turchi, continuava a
             curare i suoi interessi nell’impero ottomano, spesso tramite la mediazione di Ragusa (H.
             Inalcik, An outline of ottoman-venetian relations, in H.G. Beck, M. Manoussacas, A. Per-
             tusi (a cura di), Venezia centro di mediazione tra Oriente ed Occidente, secoli XV-XVI,
             Aspetti e problemi, Atti del 2° Convegno internazionale di storia della civiltà veneziana:
             Venezia, 3-6 ottobre 1973, vol. 1, Olshki, Firenze, 1977, p. 88); di sicuro riattivò a pieno
             regime tutti i circuiti commerciali nel 1503, a guerra terminata (P. Preto, Venezia e i Tur-
             chi, Sansoni, Firenze, 1975, p. 35).
                11  G. Guerrieri, Le relazioni tra Venezia e Terra d’Otranto fino al 1530, V. Vecchi, Trani,
             1903, pp. 160-188, pp. 210-213.


             n.43                            Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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