Page 157 - Mediterranea 43
P. 157

Una amicabile practica tra l’albania e la puglia nel 1514        363



             dato che la rete di spionaggio spagnola di Napoli non era ancora arri-
             vata a quel livello di complessità e ramificazione che avrebbe raggiunto
             nei decenni successivi, durante l’impero di Carlo V, tra il 1520 e il
             1556. La mediazione di Venezia appare ancora indispensabile, anche
             da un punto di vista geografico oltre che diplomatico: nel 1514, come
             per tutto il XVI secolo, questi informatori dovevano interfacciarsi con
             il mondo veneziano dei domini balcanici ed egei. Lo stesso Manoylo
             Londari passò per Corfù, Kastoria e Gallipoli, prima di raggiungere
             Costantinopoli, seguendo un itinerario che sarebbe poi diventato cano-
             nico per i viaggiatori dello spionaggio spagnolo per tutto il Cinquecento
                                                                          27
             e che non poteva prescindere dalle basi veneziane nel Levante .
                La seconda considerazione è che il sangiacco di Valona poteva for-
             nire a Ferrillo importanti informazioni sulla politica turca, come quelle
             riferite alla conferma della pace con i veneziani e alla guerra con lo scià
             di Persia. Poiché solitamente la rete di spionaggio spagnola si avvaleva
             degli informatori veneziani, di esploratori propri, come Londari, o di
             agentes del  regno  che  si  stanziavano  permanentemente  nelle  isole
                       28
             veneziane , potremmo definire il sangiacco di Valona un informatore
             sui generis.
                Forse andrebbe anche azzardato un commento sulla posizione del
             sangiacco in merito alla guerra turco-persiana: egli sembra confidare
             più nelle forze del Sofi che in quelle del sultano; ma di certo non si pos-
             sono trarre delle conclusioni da una semplice frase, che suscita delle
             impressioni più che delle vere e proprie considerazioni.
                Ad ogni modo, l’impegno del sultano e del suo esercito in una dispen-
             diosa campagna imponeva un alleggerimento dei rapporti sul fronte
             occidentale, tale da permettere la creazione di rapporti collaborativi tra
             Puglia e Albania, nonostante la minaccia delle fuste attraccate nei porti
             albanesi. Ovviamente, il sangiacco di Valona, che era per lo più il capo
                                    29
             militare del suo sangiâq , non poteva stipulare anche accordi commer-
             ciali con dei cristiani per iniziativa privata, senza la personale autoriz-
             zazione del sultano. La legge islamica, infatti, vietava ai musulmani di




                27  G.K. Hassiotis, Venezia e i domini veneziani tramite di informazioni sui turchi per gli
             spagnoli nel secolo XVI, in G. Beck, M. Manoussacas, A. Pertusi (a cura di), Venezia centro
             di mediazione tra Oriente ed Occidente cit., pp. 122-130.
                28  Ivi, p.128-129. Sullo spionaggio veneziano si rimanda al particolareggiato lavoro
             di P. Preto, I servizi segreti di Venezia, Il Saggiatore, Milano, 1994. Per tutto il primo Cin-
             quecento e specialmente negli anni di guerra turco-veneziana, la Serenissima vanta spie
             in tutti i Balcani dall’Adriatico a Costantinopoli; nel luglio del 1514 il bailo e il capitano
             di Corfù mandano propri esploratori al campo turco nella guerra contro la Persia (pp.
             248-249).
                29  G. Castellan, Storia dei Balcani (XIV-XX secolo), Argo Editrice, Lecce, 1996, pp.
             140-141.


             n.43                            Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   152   153   154   155   156   157   158   159   160   161   162