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Una amicabile practica tra l’albania e la puglia nel 1514 363
dato che la rete di spionaggio spagnola di Napoli non era ancora arri-
vata a quel livello di complessità e ramificazione che avrebbe raggiunto
nei decenni successivi, durante l’impero di Carlo V, tra il 1520 e il
1556. La mediazione di Venezia appare ancora indispensabile, anche
da un punto di vista geografico oltre che diplomatico: nel 1514, come
per tutto il XVI secolo, questi informatori dovevano interfacciarsi con
il mondo veneziano dei domini balcanici ed egei. Lo stesso Manoylo
Londari passò per Corfù, Kastoria e Gallipoli, prima di raggiungere
Costantinopoli, seguendo un itinerario che sarebbe poi diventato cano-
nico per i viaggiatori dello spionaggio spagnolo per tutto il Cinquecento
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e che non poteva prescindere dalle basi veneziane nel Levante .
La seconda considerazione è che il sangiacco di Valona poteva for-
nire a Ferrillo importanti informazioni sulla politica turca, come quelle
riferite alla conferma della pace con i veneziani e alla guerra con lo scià
di Persia. Poiché solitamente la rete di spionaggio spagnola si avvaleva
degli informatori veneziani, di esploratori propri, come Londari, o di
agentes del regno che si stanziavano permanentemente nelle isole
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veneziane , potremmo definire il sangiacco di Valona un informatore
sui generis.
Forse andrebbe anche azzardato un commento sulla posizione del
sangiacco in merito alla guerra turco-persiana: egli sembra confidare
più nelle forze del Sofi che in quelle del sultano; ma di certo non si pos-
sono trarre delle conclusioni da una semplice frase, che suscita delle
impressioni più che delle vere e proprie considerazioni.
Ad ogni modo, l’impegno del sultano e del suo esercito in una dispen-
diosa campagna imponeva un alleggerimento dei rapporti sul fronte
occidentale, tale da permettere la creazione di rapporti collaborativi tra
Puglia e Albania, nonostante la minaccia delle fuste attraccate nei porti
albanesi. Ovviamente, il sangiacco di Valona, che era per lo più il capo
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militare del suo sangiâq , non poteva stipulare anche accordi commer-
ciali con dei cristiani per iniziativa privata, senza la personale autoriz-
zazione del sultano. La legge islamica, infatti, vietava ai musulmani di
27 G.K. Hassiotis, Venezia e i domini veneziani tramite di informazioni sui turchi per gli
spagnoli nel secolo XVI, in G. Beck, M. Manoussacas, A. Pertusi (a cura di), Venezia centro
di mediazione tra Oriente ed Occidente cit., pp. 122-130.
28 Ivi, p.128-129. Sullo spionaggio veneziano si rimanda al particolareggiato lavoro
di P. Preto, I servizi segreti di Venezia, Il Saggiatore, Milano, 1994. Per tutto il primo Cin-
quecento e specialmente negli anni di guerra turco-veneziana, la Serenissima vanta spie
in tutti i Balcani dall’Adriatico a Costantinopoli; nel luglio del 1514 il bailo e il capitano
di Corfù mandano propri esploratori al campo turco nella guerra contro la Persia (pp.
248-249).
29 G. Castellan, Storia dei Balcani (XIV-XX secolo), Argo Editrice, Lecce, 1996, pp.
140-141.
n.43 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)