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           recarsi nella terra degli infedeli per scopi commerciali , ma il sultano
           poteva contravvenire a tale divieto con il dhimma, il “patto di protezione”
           riservato alla “Gente del Libro” (ebrei e cristiani), al quale potevano
           seguire le capitolazioni (ahdname), ovvero degli accordi di pace che, tra
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           le altre cose, spesso prevedevano clausole sul libero commercio . Poi-
           ché dalla lettera sembrerebbe di poter arguire che il sangiacco avesse
           già stretto accordi commerciali con il conte di Muro, potrebbe darsi che
           essi fossero parte di vere e proprie capitolazioni concesse dal sultano:
           d’altronde è lo stesso sangiacco ad avvertire che per un’estensione di
           questi accordi a tutto l’impero ha bisogno del consenso di Selim.
              Di certo, l’intesa tra questi due uomini di frontiera era favorita da
           una situazione internazionale tra cristiani e ottomani di relativa calma,
           diversa da quella che da lì a poco si sarebbe andata creando. Selim I
           era  un  sovrano  diverso  da  Maometto  II  (1432-1481)  e  molto  meno
           incline alla guerra santa contro l’Occidente. Non è un caso che, proprio
           sotto il suo governo, Egitto e Siria rientrarono nei domini dell’impero
           ottomano, a suggello di una politica espansionistica nel Medio-Oriente
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           e tutta centrata su una guerra contro i musulmani sciiti . Un altro
           importante particolare storico da tenere presente è la situazione della
           Barberia. Nel 1514 ancora non si era verificato l’exploit degli stati di
           Algeri e Tunisi. Come è noto, solo con i fratelli Barbarossa e con il defi-
           nitivo stanziamento della potenza turca in Nord-Africa si ebbe quella
           sistematicità nella guerra di corsa e nel commercio degli schiavi ad
           opera degli stati barbareschi, che a più riprese avrebbero colpito le
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           coste ispaniche e italiane nel corso del XVI secolo . Quando, infatti,
           nel  1519  Khair  ed-Din  Barbarossa  (1478-1546),  da  poco  divenuto
           signore di Algeri, offrì la propria sottomissione a Selim I, iniziò quel
           sodalizio tra impero Ottomano e Barberia che allargava il conflitto tra
           turchi e spagnoli a tutto il Mediterraneo. A questo si aggiunga che solo
           dal 1520, con la salita al potere di Solimano il Magnifico (1494-1566)
           da una parte e l’elezione di Carlo V (1500-1558) a imperatore dall’altra,
           si sarebbe raggiunta quell’estremizzazione del conflitto tra Occidente e
           Oriente che acquisiva i connotati di uno scontro tra due imperi con




              30  J. Heers, I barbareschi, corsari del Mediterraneo, Salerno Editrice, Roma, 2003, p.
           37. Questa legge era già aggirata dai mercanti della Barberia in questo stesso periodo.
              31  M.P. Pedani, La dimora della pace cit., pp. 26-33; G. Iannettone, Politica e diritto
           nelle interrelazioni di Solimano il Magnifico, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1991,
           pp. 63-77.
              32  J.L. Bacqué-Grammont, L’apogeo dell’impero ottomano: gli eventi, in R. Mantran (a
           cura di), Storia dell’impero ottomano cit., pp. 159-163.
              33  Per una panoramica sulla Barberia prima dei Barbarossa e sui corsari barbareschi,
           si veda: S. Bono, Corsari nel Mediterraneo. Cristiani e musulmani fra guerra, schiavitù e
           commercio, Mondadori, Milano, 1993; J. Heers, I barbareschi, corsari del Mediterraneo cit.



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018       n.43
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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