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Una amicabile practica tra l’albania e la puglia nel 1514        369



             il nome di un pascià «che solea star a la Valona», come si legge nelle
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             lettere provenienti da Corfù a Venezia, datate 1 novembre 1514 . Un
             altro  Dukagjini,  anzi  forse  il  più  famoso  dell’epoca,  nel  periodo  in
             oggetto rivestiva incarichi di alto prestigio nell’impero ottomano: di
             sicura provenienza albanese, Dukakinzade (figlio di Dukagjini) Ahmed
             pascià fu secondo vizir nel novembre del 1514 e gran vizir alla fine dello
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             stesso anno e per parte dell’anno successivo .


             Conclusione

                Seguendo gli indizi forniti dalla lettera del sangiacco di Valona al
             conte di Muro nel 1514, si può intuire che, nel primo quindicennio del
             XVI  secolo,  un  rapporto  ambiguo  e  complesso  collegava  la  terra
             d’Otranto all’Albania meridionale: da un lato, da Valona arrivavano le
             incursioni delle navi turche, ma dall’altro esisteva un qualche rapporto
             commerciale in questo estremo lembo di Adriatico e, addirittura, l’in-
             tenzione di estendere l’accordo a tutto il vicereame spagnolo di Napoli
             e all’intero impero ottomano. Probabilmente, la possibilità di un’intesa
             tra queste due regioni era agevolata dalla politica orientale del sultano
             Selim I e dall’assenza, in quel momento, di quell’esasperazione del con-
             flitto tra imperi (quello cristiano e quello ottomano) che sarebbe stato
             tipico del lungo regno di Solimano il Magnifico. D’altro canto, l’Adria-
             tico, con le sue abitudini, con le sue regioni e i suoi scambi economici
             e culturali, ha sempre costituito un sistema geo-storico a parte, uno
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             “spazio transnazionale”, come lo definisce Egidio Ivetic : in esso, le
             popolazioni dell’una e dell’altra sponda avevano sempre intrattenuto
             frequenti  rapporti  commerciali,  che  la  conquista  turca  dei  Balcani
             aveva messo in crisi, ma non eliminato. Come si è detto, le repubbliche
             di Venezia e di Ancona, la cui economia si basava prevalentemente sul
             commercio, continuavano a seguire le rotte levantine della mercatura
             e ospitavano, all’interno delle loro mura, albanesi, dalmati e greci, così
             come la Brindisi di inizio Cinquecento, dove risiedevano abitanti pro-
             venienti da Valona e Ragusa.




             tava contro la lega di Cambrai (M. P. Pedani, Venezia e l’impero ottomano: la tentazione
             dell’impium foedus, in G. Gullino (a cura di), L’Europa e la Serenissima: la svolta del
             1509. Nel V centenario della battaglia di Agnadello, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed
             Arti, Venezia, 2011).
                58  M. Sanuto, I diarii, f.lli Visentini editori, Venezia, 1887, tomo XIX, col. 179*.
                59  I.  H.  Danişmend,  İzahlı  osmanlı  tarihi  kronolojisi,  vol.  2  (1513-1573),  Türkiye
             Yayınevi, Istanbul, 1971, pp. 11, 16.
                60  E. Ivetic, L’Adriatico come spazio storico transnazionale, «Mediterranea-ricerche sto-
             riche», a. 12, 35 (2015), pp.483-498.


             n.43                            Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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