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258 Orazio Cancila
nel 1630-31 giudice della Gran Corte Marchionale. Secondo i suoi bio-
grafi, che si ripetono l’un l’altro, Abruzzo svolse la professione di avvo-
cato per 13 anni («applicatosi al foro, difese molte cause e comentò e
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dilucidò alcune nostre leggi») , ma sulla durata della sua professione
di avvocato è lui stesso a creare imprecisione, perché se nel 1651 ricor-
dava al nipote uid Tommaso Vittimara di essere stato per 13 anni «dot-
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tore seculare» , nel 1638 affermava che per 15 anni era stato
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impegnato in diverse curie del Regno di Sicilia . Non si conosce
comunque con esattezza l’anno del suo passaggio allo stato sacerdo-
tale: non era ancora avvenuto nel marzo 1634, mentre nel 1636 egli
risultava, come sappiamo, convivente con la madre Altadonna a Castel-
te
buono come «C. me dr. d. Baldassare sac figlio», ossia come «chierico,
maschio d’età [superiore a 18 anni], dottore, don Baldassare sacerdote,
figlio [del capofamiglia Altadonna Abruzzo]». Come chierico era soggetto
al rivelo, ma come sacerdote non doveva invece essere inserito tra i
familiari perché esente, come esenti erano i suoi beni, che infatti non
risultavano rivelati. E allora: era chierico o sacerdote?
In realtà, già allora egli era passato allo stato sacerdotale, perché
nel novembre 1636 da Randazzo, dove evidentemente allora soggior-
nava, come sacerdote e utriusque iuris doctor dedicava all’arcivescovo
di Messina Biagio Proto (1626-1646) il primo dei suoi lavori a stampa,
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l’Interpretactio ad pragmaticam unicam , pubblicato poi due anni dopo
a Palermo con un incredibile refuso (Interpetractio) proprio nel titolo
sul frontespizio, che però si ripete anche nel testo e fa pensare a un
vero e proprio errore. Nella lunga dedica, Baldassare ringraziava con
molto calore l’alto prelato per avere favorito in tutti i modi il suo desi-
derio di ascendere al sacerdozio, per avergli affidato l’incarico di avvo-
cato fiscale nella Gran Corte Arcivescovile di Messina e averlo infine
scelto come uno dei giudici della corte arcivescovile in occasione delle
61 Cfr. «Giornale di scienze, letteratura ed arti per la Sicilia», 1834, pp. 18-19; D.
Orlando, Biblioteca di antica giurisprudenza siciliana, Palermo, 1851, p. 46.
62 B. Abruzzo, Dialogus de sanctorum angelorum custodia. Opusculum mirae devotionis
ac non minoris eruditionis, Panormi, 1651, p. 52. Dell’operetta, irrintracciabile nelle
biblioteche italiane, sembra esista un solo esemplare, quello della Biblioteca centrale
della Regione Siciliana Alberto Bombace di Palermo, ai segni BPRARI SIC. 95, che mi è
stato agevole consultare grazie alla cortesia di Peppe Cucco, che ringrazio.
63 Id., Interpretactio ad pragmaticam unicam cit., p. 132: «Tamen ut verum fatear in
praxi per annos quindecim in quibus diversis Regni Siciliae in Curijs versatus fui».
64 Vi commentava la prammatica 24 marzo 1577 del viceré Marco Antonio Colonna
sul «modo di procedere summariamente nelle cause criminali e civili» (cfr. Constitutioni
prammaticali del Regno di Sicilia fatte sotto il felicissimo governo dell’illustrissimo, &
eccellentissimo vicere, luogotenente, et capitano generale il signor M. Antonio Colonna,
Palermo, 1583, disponibile presso la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana,
collocazione Rari Sic. 441).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018 n.43
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)