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           di  filosofia,  teologia  e  diritto  dell’Accademia  di  San  Girolamo  della
           Carità di Roma: «per Philosophie, Theologie et Canonum Professores,
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           inter quos ego aderam, fuit proposita…» . La Napoli ritiene che possa
           collocarsi nel periodo romano «la sua nomina a vicario generale di
           Pavia, carica a cui rinunciò adducendo motivi di salute, per ritirarsi
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           definitivamente in Sicilia» .
              Baldassare non ritornò più al servizio dell’arcivescovo Proto, che era
           entrato in conflitto non soltanto con il Senato di Messina ma anche
           con il Tribunale della Regia Monarchia , del quale come si è detto era
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           giudice il Criales. In realtà, il conflitto con il Tribunale della Regia
           Monarchia andava oltre la persona di Proto e riguardava i complessi
           rapporti  politico-giurisdizionali  con  la  Santa  Sede,  che  nell’ultimo
           decennio si erano fortemente deteriorati, perché le curie ecclesiastiche
           non erano disposte a cedere prerogative e competenze a favore del tri-
           bunale regio. Stretto tra l’obbedienza al papa e quella verso il sovrano,
           Abruzzo optò per la seconda e si avvicinò al vescovo di Cefalù Pietro
           Corsetto, grande giurista che nel 1607-09 era stato giudice della Regia
           Gran Corte e successivamente presidente dello stesso Tribunale, pre-
           sidente del Tribunale del Real Patrimonio, presidente del Concistoro e
           nel 1640-41, già vescovo di Cefalù, presidente del Regno in assenza del
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           viceré impegnato in Lombardia nella guerra dei Trent’Anni . Corsetto
           – deceduto proprio nell’ottobre 1643, mentre Baldassare da Castel-



           Sue, adsistente per illustri agente nobilissime urbis Messane pro causi in informationibus
           contentis, suspicabatur ex parte dicti Archipresulis quod Sanctitas Sua illum cogeret
           ad renunciandum ad archiepiscopatum et mazariensem episcopatum invitum adire.
           Cuius anima versaretur in angustiis, mihi tunc cum eo familiariter agenti amicabiliter
           commisit preces in hoc fundendo ut aliquos super hoc articulo devolverem libros. Et
           licet hoc ipsum numquam in mentem Summi Presulis Urbani Octavi venerit, ut exitus
           acta probavit, tamen ego curiosus agendo adinveni aliquos D.D. asserentes Papam non
           posse sine legitima causa Episcoporum suo episcopatu privare, inter quos Abb. Panor.
           in prima questione post sua consilia in tota sollemni questione in prima resolutione,
           potissima ratio quam adducit illa videtur esse quod Dominus noster Iesus Christus,
           quamvis potestatem Petro tamquam capiti Ecclesie dedisset, adhuc etiam dedit aliis
           Apostolis dicens: “ite et predicate omni humane creature et accipite Spiritum Sanctum
           quorum  remiseritis  peccata  remictuntur  eis  et  quorum  retinueritis  sunt  retenta”.
           Cumque Apostoli habuissent a Deo et de iure divino iurisdictionem eodem modo habent
           Episcopi qui Apostolorum loco successerunt» (B. Abruzzo, Tractatus de nonnullis Regiae
           Monarchiae ultra Pharum preheminentiis cit., pp. 183-184).
              70 Ivi, p. 185.
              71 M.T. Napoli, Censura e giurisdizione cit., p. 59.
              72 Ead., La Regia Monarchia di Sicilia. «Ponere falcem in alienam messem», Jovene,
           Napoli, 2012, p. 506.
              73 A Pietro Corsetto ha dedicato un bel profilo Vittorio Sciuti Russi, come introduzione
           al testo Instrucción para el principe Filiberto quando fue virreynato di Sicilia dello stesso
           Corsetto, di cui ha curato l’edizione (Il governo della Sicilia in due relazioni del primo
           Seicento, Jovene, Napoli, 1984, pp. XLIII-LXXXIV, 55 sgg).



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018       n.43
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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