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Una famiglia di professionisti nella Sicilia del Cinque-Seicento 261
buono dedicava il suo libro al giudice Criales – era stato avversario di
Proto, che l’anno precedente in una relazione inviata in Spagna aveva
accusato di intelligenza col nemico, ossia con gli avversari della Regia
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Monarchia . Nominato nel 1644 vescovo di Reggio Calabria, Criales
gli chiese di seguirlo, ma egli preferì rimanersene a Castelbuono e mesi
dopo (nel 1645) difese le ragioni della città presso il Tribunale della
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Regia Monarchia . Contemporaneamente, presso il Tribunale della
Gran Corte Vescovile di Cefalù difendeva le ragioni della Matrice di
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Tusa nella lite contro la cappella del Rosario .
Il 10 agosto 1644 Baldassare aveva intanto completato il Tractatus
de nonnullis Regiae Monarchiae, che aveva già sottoposto alla lettura
di Corsetto, ricevendone il consiglio di dedicarlo a un personaggio poli-
tico di primo piano 77 per superare più agevolmente i possibili veti della
censura ecclesiastica, in considerazione delle tesi regaliste da lui pro-
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fessate con il conforto di dottrine già censurate . Continuò tuttavia a
rivederlo per alcuni anni, preferendo piuttosto dare alle stampe nel
1647 i Commentaria duo ad capitulum LXIII, un testo sulle immunità
ecclesiastiche che da Cefalù, dove si trovava nell’agosto 1646, aveva
dedicato a don Luigi Moncada, principe di Paternò e conte di Collesano.
Moncada era stato presidente del Regno di Sicilia nel 1635-37 ed era
allora viceré di Sardegna (1638-1649) e più tardi sarà viceré di Valencia
(1652-1659). Non so quali fossero i rapporti tra Abruzzo e Moncada,
personaggio di notevole peso politico, stimatissimo a Madrid, dove rico-
prì altri importanti incarichi. Intanto la dedica contiene un lungo elogio
del Moncada, esteso a tutti i rami della famiglia. Forse al loro rapporto
si deve la presenza a Collesano, con qualche incarico nell’azienda feu-
dale, del nipote acquisito uid Tommaso Vittimara, suo coautore nel
Dialogus de sanctorum angelorum custodia, che egli stimava moltissimo
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come «iuvenis eximij ingenii et magnae expectationis» .
Nell’autunno del 1649, Baldassare Abruzzo, che abitava ormai sta-
bilmente a Castelbuono, fu in punto di morte e fece testamento presso
il notaio Bartolomeo Bonafede, che poco dopo modificò ampiamente
con dei codicilli presso il notaio Giovanni Ortolano. Riconfermava suoi
74 Cfr. M.T. Napoli, Censura e giurisdizione cit., p. 59, n. 97.
75 B. Abruzzo, Tractatus de nonnullis Regiae Monarchiae ultra Pharum preheminentiis
cit., p. 141.
76 A. Pettineo, Tusa dall’Universitas Civium alla Fiumara d’Arte, Armando Siciliano
Editore, Messina – Civitanova Marche, 2012, p. 162, n. 94.
77 M.T. Napoli, Censura e giurisdizione cit., p. 59, n. 97.
78 Scriverà più tardi: «Operum authores persepe solent pergrandes viros illorum
adoptare patronos, tum ad animi erga eos benevolentiam designandam, verum etiam ut
opuscula a malevolentia facile eorum patrocinio tueantur» (cit. Ivi, p. 74n).
79 B. Abruzzo, Lectura practicabilis cit., p. 49.
n.43 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)