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Una famiglia di professionisti nella Sicilia del Cinque-Seicento 259
visite periodiche alle varie comunità della diocesi («et tandem me in
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Assessorem ordinarium in visitactione elegisti») . E non è improbabile
che l’occasione della conoscenza tra i due, Baldassare e l’arcivescovo
messinese, fosse stata proprio la visita pastorale che l’arcivescovo Proto
fece nel giugno 1634 nei centri abitati del marchesato di Geraci e
quindi a Castelbuono, capitale del marchesato.
«Fattosi sacerdote si trasferì in Roma, ove assai si distinse e fu
ascritto nell’accademia del gius pontificio»: così si legge nella breve nota
a lui dedicata nel 1834 dal «Giornale di scienze, letteratura ed arti per
la Sicilia». La sua permanenza romana dovrebbe collocarsi tra il feb-
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braio 1637 (si trovava allora a Taormina in visita come assessore ) e
il febbraio 1643, quando si schierò a favore del clero di Mistretta contro
il medico Antonino Agnello, seguendo l’insegnamento di Gaspare Cria-
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les, «vir eximii ingenii et numquam satis laudatus» , dal 1640 giudice
della Regia Monarchia di Sicilia (Legazia Apostolica) e futuro arcive-
scovo di Reggio Calabria, al quale nell’ottobre successivo dedicò da
Castelbuono la sua nuova opera, Lectura practicabilis, una accurata
rassegna della giurisprudenza sui poteri della feudalità laica ed eccle-
siastica e sui rapporti con i vassalli.
Dal frontespizio dell’opera, pubblicata l’anno successivo, si rileva
che Abruzzo, professor in sacra theologia et philosophia, aveva soggior-
nato per qualche tempo a Roma dove aveva esercitato come avvocato
(«olim in alma urbe causarum patronus»), dopo avere esercitato l’avvo-
catura nei più alti tribunali del Regno di Sicilia e tenuto l’incarico di
assessore presso l’arcivescovato di Messina. A Roma nel 1637 si
occupò del giudizio presso la Congregazione dei vescovi e regolari a
carico dell’arcivescovo Proto, «accusato dal Senato messinese, che pre-
tendeva il suo trasferimento invitus [= forzato], dei reati più disparati,
quali simonia, corruzione, estorsione, traffici illeciti (ovvero quei reati
che suscitavano scandalum e dunque motivo di trasferimento o di per-
dita del beneficio), a causa dell’intransigente difesa dell’arcivescovo
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della propria giurisdizione». Accuse dalle quali Proto fu assolto , sal-
vandosi dal trasferimento a Mazara, anche perché si affermò il princi-
pio secondo il quale neppure il papa poteva costringere, senza giusta
causa, un vescovo o un abbate a trasferirsi di sede contro la sua
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volontà (invitus) . L’anno successivo Abruzzo fece parte dei professori
65 B. Abruzzo, Interpretactio ad pragmaticam unicam cit., p. 3.
66 Id., Lectura practicabilis cit., p. 357.
67 Ivi, pp. 107-108.
68 M.T. Napoli, Censura e giurisdizione cit., pp. 58-59.
69 Ecco come egli nel Tractatus ricorderà i fatti: «Cum anno 1637 adessem in alma
Urbe, Illustriss. et Reverendiss. D. Blasius Proto, archiepiscopus messanensis, tunc
esset inquisitus ad instantiam multum illustris Procuratoris generalis fiscalis Sanctitatis
n.43 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)