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           eredi universali i fratelli Gaspare, Maria Di Vittorio e Antonina Leto, il
           nipote Pietro Ottavio Giaconia e la nipote Anna Vittimara (in sostitu-
           zione  della  sorella  Margherita  appena  deceduta)  e  designava  come
           luogo della sua sepoltura il coro della chiesa del convento di San Fran-
           cesco, in prossimità della porta che comunicava con il chiostro. Elen-
           cava i beni lasciatigli dalla madre: la metà della casa dove egli abitava,
           la quarta parte di una casa nel quartiere Piazza dentro dove abitava la
           sorella Antonina, la quota a lui spettante delle somme vantate sopra il
           feudo Pasquale, la metà dell’uliveto presso il fiume di Pollina. Dispo-
           neva  che  l’uid  Tommaso  Vittimara  facesse  un  inventario  dell’oro,
           argento, denaro, seta, frumento, olio, vino, bestiame da lui lasciati e
           quindi «habbia di farne li partenzi… con quella sua solita giustizia, pru-
           denzia et integrità», in modo che ogni erede potesse scegliere la sua
           parte, a cominciare da Anna Vittimara e di seguito via via Antonina
           Leto, il dottor Gaspare, Pietro Ottavio Giaconia e Maria Di Vittorio. Si
           riservava di redigere una “lista secreta” a firma sua e del suo padre
           spirituale, il francescano padre Francesco Cammarata, in due copie
           conservate a cura dello stesso francescano e dell’uid Vittimara: lista
           che avrebbe fatto parte integrante dei suoi codicilli testamentari. Segui-
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           vano vari legati .
              Ristabilitosi dalla malattia che lo aveva colpito, nel novembre 1650
           Abruzzo decise finalmente di dare alle stampe il Tractatus, ma la dedica
           al viceré don Giovanni d’Austria sembra non fosse valsa a convincere
           la commissione di comprofessores a concedere l’imprimatur e l’opera –
           dal «contenuto univoco nella difesa delle prerogative del tribunale [di
           Regia Monarchia], anche delle più controverse, sia pure nel costante
           ricorso al diritto canonico ed ai testi sacri» 81  – rimase manoscritta
           presso la Biblioteca Comunale di Palermo, ai segni Qq F 277 e 5Qq E
           98, sino al 2012, quando Maria Teresa Napoli ne ha curato l’edizione
           critica, preceduta da un’ampia e interessantissima introduzione, di cui
           mi piace riportare qualche brano:

              Il Tractatus di Baldassarre Abruzzo si segnala all’attenzione degli studiosi
           poiché è il primo testo ad esaminare, in forma sistematica, sotto un profilo
           rigorosamente tecnico, le competenze del Tribunale di Monarchia, ad oltre ses-
           sant’anni dalla sua istituzione avvenuta nel 1579: tema non secondario poiché
           completa, armonizzandolo, il sistema dei grandi tribunali di Sicilia ed al con-
           tempo si inscrive nella più complessa questione dei rapporti tra la Chiesa e la
           “Sacra Cattolica Maestà”, tra autorità civile ed ecclesiastica... Non si ha notizia
           di opere consimili, in Sicilia, ascrivibili al periodo in esame: si può dunque rite-




              80 Asti, notaio Giovanni Ortolano, b. 2475, 9 dicembre 1649, cc. 58v-62r.
              81 M.T. Napoli, Censura e giurisdizione cit., p. 73.



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018       n.43
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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